Maltempo a Novi: paura e tanti danni
Dopo 75 anni annullata la fiera di S. Caterina
NOVI LIGURE – Dopo le numerose allerte gialle-arancioni-rosse della Protezione Civile, sulla città di Novi Ligure si sono abbattuti una sequela di nubifragi che hanno causato danni incalcolabili, dagli allagamenti di abitazioni, negozi, cantine, strade, alla caduta parziale delle antiche mura del castello in via Oneto. Ma soprattutto si sono verificati due eventi “storici”. Il primo riguarda l’annullamento della fiera di Santa Caterina, la cui origine risale addirittura al 1607 quando il Senato genovese accolse la richiesta fatta dai Rettori della Comunità di Novi e istituì tre fiere annuali: quella di santa Caterina il 25 novembre, quella di san Giorgio il 23 aprile e di san Bartolomeo il 24 agosto. In questi 412 anni solo una volta la fiera è stata annullata: nel 1944, l’anno dei bombardamenti aerei più tragici. L’altro evento si è verificato sabato scorso in via Edilio Raggio, in prossimità dell’ex bar del Peso e piazza XX settembre, quando un albero si è abbattuto sulla strada colpendo un’utilitaria con a bordo una madre con la sua bambina. Liberate in tempi brevissimi da una squadra di soccorso dei Vigili del Fuoco, fortunatamente entrambe sono rimaste illese. La strada è stata interrotta sino nel pomeriggio, dovendo purtroppo tagliare anche gli altri cinque pini di quell’area verde che costeggia la ferrovia. In merito a quanto accaduto, il vice sindaco Diego Accili ha dichiarato: «Nel più breve tempo possibile, si è provveduto a rimuovere l’albero caduto che ha trascinato con sé un lampione; successivamente, a seguito di un consulto con i Vigili del Fuoco e l’Ufficio Tecnico, si è proceduto alla rimozione degli altri due alberi verso il bar Peso che a-vevano una situazione radicale simile a quello caduto ed erano leggermente inclinati verso la strada». «Successivamente le Ferrovie – ha continuato Accili – proprietarie di tutta quell’area, a seguito dell’intervento dei loro tecnici, hanno deciso, non potendo garantire la sicurezza sia verso la strada sia verso la ferrovia, di procedere all’eliminazione di tutte le restanti piante. Dell’area in oggetto, essendo di proprietà delle FSI, non ne è ben chiara la destinazione futura, ma chiederemo di ripristinare la zona verde magari piantando se possibile nuovi alberi».
Vittorio Daghino