Don Alfredo Ferrari ha compiuto 90 anni
«Uno degli ultimi missionari della nostra infanzia»
Mercoledì 27 novembre, nella chiesa parrocchiale di Oliva Gessi, la comunità si è ritrovata insieme per fare gli auguri di buon compleanno a don Alfredo Ferrari, classe 1929. Per i suoi 90 anni don Alfredo ha presieduto la messa, celebrando insieme al parroco mons. Marco Daniele, a don Luciano Daffra, al nipote don Stefano Ferrari e a don Francesco Favaretto.
Ha ringraziato il Signore per la sua lunga vita e per il mistero sacerdotale che è stato chiamato a vivere e poi ha rivolto parole di gratitudine alla sua famiglia e a tutti gli olivesi che non lo hanno mai lasciato solo. Il sindaco Andrea Defilippi ha portato il saluto dell’Amministrazione e ha donato al sacerdote la stampa di un componimento poetico opera del papà di don Alfredo, pubblicato per la prima volta. Nei locali del circolo la serata si è conclusa con il brindisi augurale.
OLIVA GESSI – Don Alfredo Ferrari ha raggiunto i novant’anni. Uno degli ultimi missionari della nostra infanzia. Ci siamo abituati alla sua silhouette fragile, al suo sorriso luminoso. Portiamo dentro al cuore la convinzione che sia eterno. Questo prete, partito un giorno per la fine del mondo, ci teneva sempre informati sulle sue opere con lettere molto appassionate e, a volte, con foto. Abbiamo raccolto offerte per le sue opere, durante le messe, in tutta la diocesi per anni e venduto torte in mille occasioni. Tornava regolarmente in Italia per un giro di conferenze sempre molto coinvolgenti, poi ripartiva. Al suo passaggio trovava il tempo di far conoscere la miseria di quello che si chiamava allora “Terzo Mondo”, la sua ingiustizia, e la sua infinita povertà e raccogliere fondi per un pozzo da costruire, un ospedale da far partire, una scuola: quante scuole ha costruito quest’uomo! Ma era sempre il suo nome e il suo volto a dare identità al progetto.
Oggi i missionari bianchi non ci sono più, con i loro sogni un po’ idealisti, un po’ paternalisti, come si dice ora, a volte anche un po’ originali. I progetti nei Paesi in via di sviluppo sono gestiti dagli stessi abitanti. Non portano più il nome di una persona ma di un gruppo e rientrano in programmi più vasti: non si dona più per don Alfredo o padre Lino ma per “Ascolta l’A-frica” o per altro… Ciò non toglie.
Un missionario come don Alfredo ha portato generazioni di cattolici.
È il simbolo di una Chiesa dei poveri, aperta sull’universo di cui ha adottato la lingua, i costumi e finalmente il cuore. Ricordando ancora una volta che la Chiesa ha le dimensioni del mondo, come ci ripete con convinzione e insistenza Papa Francesco, e non quella di uno stato di 44 ettari, fosse pure nella città eterna.
Livio Vercesi