Nessuno cancelli i nostri simboli

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di Matteo Colombo

Il dialogo? Certo. Prove di ecumenismo? Sicuro. Ho ribadito più volte da queste colonne che il confronto tra culture diverse è un arricchimento. Però, forse, mi sono dimenticato di aggiungere una cosa che consideravo scontata: il rispetto. Bisogna usare rispetto per le tradizioni e il patrimonio culturale degli altri. Se le chiusure a priori sono deleterie, sono altrettanto dannose le ritirate: scendere a compromessi con se stessi per lasciare che il proprio interlocutore si esprima, è un controsenso. Insomma: forti della nostra fede, convintamente credenti, non vogliamo cancellarci o cancellare certi simboli per timore di urtare la sensibilità di chi non la pensa così, come gli islamici, per esempio. La nostra storia e la nostra cultura sono intrise della nostra religione cattolica. Che accoglie, ovvio; che ascolta, figuriamoci; ma che non vacilla. Vi pare sensato il comportamento di certi dirigenti scolastici che vietano il presepe nelle aule? Rappresentano il paradosso di una scuola, luogo culturale, che nega la cultura. Perché il presepe è un atto di culto, ma anche una manifestazione culturale. È un simbolo che identifica le tradizioni della società italiana che poggia da sempre sui valori del Cristianesimo, ma è nel contempo un simbolo artistico. «La natività di Cristo – ha detto Vittorio Sgarbi – rappresenta da secoli fonte di ispirazione per grandi artisti che ne hanno fatto delle raffigurazioni famose in tutto il mondo. Quindi negare il presepe significa negare la storia, la cultura e l’arte italiana. Pensiamo a Caravaggio. Per secoli l’arte è sopravvissuta proprio grazie alla Chiesa che ha commissionato ai grandi artisti le opere sacre. La nascita di Cristo, la Crocifissione, l’Ultima Cena, tutto è diventato arte. Questi capolavori sono patrimonio di credenti e non credenti. Se in passato si fosse ragionato con la mentalità di oggi, molto probabilmente non avremmo avuto un Caravaggio». No alle crociate, per carità. Ma sì al presepe. Parla di noi; parla del rispetto.

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