Ex Ilva: accolto il ricorso dell’Arcelor Mittal

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Prorogato lo spegnimento dell’altoforno 2 di Taranto

Prorogato lo spegnimento dell’altoforno 2 di Taranto

NOVI LIGURE – Arriva uno spiraglio di luce per l’ex Ilva che ha ottenuto il sì alla proroga per l’altoforno. Il Tribunale del riesame, infatti, martedì 7 gennaio ha accolto il ricorso in amministrazione straordinaria dell’Arcelor Mittal relativo alla proroga della facoltà di uso dell’altoforno 2 dell’impianto siderurgico di Taranto.

La decisione dei giudici annulla l’ordinanza firmata dal giudice monocratico lo scorso dicembre 2019 concedendo alla società la facoltà di uso dell’altoforno da tempo oggetto di lavori di ammodermanto. L’accoglimento dell’appello è soggetto a delle condizioni.

La proroga, infatti, è subordinata all’adempimento delle residue prescrizioni in termini ambientali e di sicurezza non ancora attuate all’interno dell’impianto.

Ora ci sono 14 mesi di tempo.

L’intervento prevede sei nuove macchine per i due campi di colata con un investimento complessivo di circa 11 milioni di euro.

Con il blocco del n. 2, lo stabilimento Arcelor Mittal di Taranto avrebbe funzionato solo con due altiforni, l’1 e il 4. Il 3 è stato definitivamente spento nel 1994.

Quello numero 1, infatti, è stato rifatto e ora è nuovamente in funzione.

Gli altiforni di Taranto forniscono l’acciaio che viene lavorato negli stabilimenti di Novi Ligure e Genova Cornigliano.

I giudici concendono sei settimane per l’adozione dei cosiddetti dispositivi attivi, nove mesi per l’attivazione del caricatore automatico della massa; dieci mesi per l’attivazione del campionatore automatico della ghisa e 14 mesi per l’attivazione del “caricatore delle aste della Maf e sostituzione della Maf”. Nel frattempo, sempre martedì, a Taranto un gruppo di lavoratori ha occupato la bretella stradale tra il polo siderurgico ArcelorMittal e la raffineria Eni, bloccando l’accesso ai cancelli.

La loro protesta era dovuta al mancato rifinanziamento dell’integrazione salariale per oltre duemila cassintegrati.

Daniela Catalano

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