Il Consorzio chiede nuove regole. I giovani “ci mettono la faccia”

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Un duro colpo per il mondo del vino dell’Oltrepò. Le indagini alla Cantina Sociale di Canneto Pavese avrebbero scoperto un sofisticato sistema di alterazione del prodotto e di frode fiscale. Venerdì 31 gennaio convocato il consiglio comunale straordinario aperto a tutti

Sono proseguiti anche questa settimana gli interrogatori delle sette persone che sono state arrestate (cinque ai domiciliari e due con obbligo di firma) nel corso dell’operazione “Dioniso”, avviata in cinque regioni italiane dai carabinieri e dalla Guardia di finanza e coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto procuratore Paolo Mazza, che ha scoperto un sofisticato sistema di alterazione del vino e frode fiscale. Sul nostro territorio l’operazione ha coinvolto principalmente la cantina sociale di Canneto Pavese, una realtà che conta circa 300 soci e che all’ultima vendemmia ha pigiato 90 mila quintali di uva. Ai domiciliari sono finiti il presidente della cantina Alberto Carini, la vicepresidente Carla Colombi, il mediatore di uve Claudio Rampini e l’enologo Aldo Venco (che nel frattempo si è autosospeso dalla carica di vicepresidente Assoenologi Lombardia-Liguria) mentre hanno l’obbligo di firma i conferitori Cesare Forlino e Davide Orlandi. L’accusa rivolta ai vertici della cantina è quella di aver posto in commercio, con il concorso di enologi di fiducia, vino di tipo Doc e Igt in realtà contraffatto per quantità, qualità e origine. Nei primi interrogatori di fronte al giudice gli indagati hanno respinto le accuse. Nel frattempo il Cda della cantina di Canneto (rimasto con 9 membri) ha nominato coordinatore il membro e socio Massimo Piovani, che avrà il compito di traghettare l’azienda in questa delicata fase, che si concluderà probabilmente con la nomina di un commissario. La cantina comunque è in funzione e ha provveduto a ritirare dagli scaffali della grande distribuzione il vino oggetto dell’indagine. Il mondo del vino oltrepadano, intanto, cerca di fare quadrato per rilanciare il settore e superare questo ennesimo scandalo. A partire dalla presa di posizione dura del Consorzio di tutela vini Oltrepò Pavese. Il consiglio di amministrazione dell’ente, che si è riunito lunedì scorso in via straordinaria e urgente, prima della riunione convocata a Riccagioia di Torrazza Coste dall’assessore regionale Fabio Rolfi proprio per fare il punto della situazione sulle strategie di rilancio del territorio, ha deciso due punti importanti: «Per i fatti accaduti il Consorzio si considera parte lesa e ha deciso di costituirsi parte civile nel processo relativo ai gravi fatti di Canneto Pavese. – ha detto il presidente Luigi Gatti – Inoltre, considerato il danno di immagine per la filiera vitivinicola, ha deciso di chiedere un risarcimento in misura da definire del danno creato dai fatti accaduti, detto risarcimento sarà a carico dei reali responsabili delle azioni che hanno seriamente compromesso l’immagine del territorio e l’attività di promozione che il Consorzio sta portando avanti in virtù del suo incarico erga omnes.

Da qui si prosegue ancora più “dritti” sulla strada della qualità e della serietà, per promuovere con regole e rappresentatività corrette ed equilibrate, un mondo del vino che non ha eguali e non merita di essere così bistrattato soprattutto in un momento importante come questo con aperture fondamentali sul mercato internazionale».

L’incontro a Riccagioia è servito anche per lanciare un ultimo appello alle aziende fuoriuscite dal Consorzio perché rientrino per rafforzare e rendere più autorevole e rappresentativo l’ente in questo momento di crisi per tutto il settore. «È prevedibile pensare che dopo la riunione le aziende attualmente non socie che erano presenti a Riccagioia manifestino l’esigenza di rientrare nel Consorzio in modo urgente. A questo punto sarà necessaria la convocazione di un’assemblea consortile che le comprenda tutte, per la ridefinizione della nuova governance del Consorzio stesso». Accanto a questo sta partendo anche la riscossa dei produttori di qualità, che, soprattutto attraverso i social, stanno lanciando una campagna per ribadire che l’Oltrepò pavese del vino è tutt’altro rispetto a quello emerso dagli scandali e che gli indagati sono un’assoluta minoranza e non devono danneggiare il lavoro e l’impegno degli altri produttori. I vignaioli Marco Maggi, Giulio Fiamberti e Umberto Quaquarini e gli associati al Consorzio Club del Buttafuoco storico di Canneto Pavese sono gli ideatori della campagna “Noicimettiamolafaccia” mentre altri giovani produttori e operatori del settore, capitanati da Luca Truddaiu, responsabile della piattaforma “Bevi Oltrepò”, hanno lanciato l’hastag “#NoiAltroOltrepo” proprio a testimoniare la voglia di riscatto di un intero territorio, partendo anche dalle giovani generazioni. Infine, il sindaco di Canneto Francesca Panizzari ha avvisato la popolazione che è stato convocato per venerdì 31 gennaio alle ore 21 un consiglio comunale straordinario e aperto sui fatti che si sono verificati alla cantina cooperativa.

Oliviero Maggi

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