“1917”, un film piano sequenza

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“1917” celebra il cinema con un’ambiziosa operazione: di piani sequenza incredibili ne abbiamo visti tanti, ma quello che Roger Deakins riesce a girare qui non ha eguali.

Non solo trasporta in un viaggio attraverso campi di battaglia, fiumi in piena, villaggi abbandonati, ma la sua macchina da presa si sofferma sempre sugli attori e coglie le loro straordinarie performance. Tutto questo sen-za staccare quasi mai, se non in poche occasioni che fanno da raccordo e permettono di riprendere fiato. La sensazione che si ha è veramente quella di un’unica e continuata scena in cui tanto i personaggi sullo schermo quanto gli spettatori in sala non hanno nemmeno un attimo di respiro.

Siamo nel pieno della Grande Guerra, i caporali inglesi William Schofield e Tom Blake ricevono l’ordine di individuare e raggiungere un battaglione appostato in Francia per consegnare al colonnello MacKenzie una lettera e salvare così centinaia di commilitoni da morte sicura per opera dei tedeschi. I due ragazzi affrontano una missione impossibile in cui il loro vero nemico è il tempo, che scorre inesorabile e dietro il quale c’è la salvezza o la tragedia. La vicenda è semplice ma di forte valore morale perché incentrata su una storia di sacrificio e di rischio. La forza dello script di Sam Mendes sta qui: l’aver scelto di raccontare una guerra complessa, attraverso una storia “anonima” e due protagonisti insignificanti.

Ha un unico difetto il suo “1917” ed è quello di essere arrivato un poco in ritardo, poiché negli ultimi anni il cinema è riuscito a regalarci comunque diversi capolavori bellici che hanno segnato in modo indelebile il genere. Il film di Mendes non racconta niente di nuovo in sostanza, ma fa tutto talmente bene che viene spontaneo chiedersi a cosa serva davvero l’originalità quando si ha a disposizione tanta tecnica e talento. Altissima la tensione che viene trasmessa, merito an-che dell’ottima colonna sonora di Thomas Newman, altro elemento degno di nota.

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