Castelnuovo dice “no” al gioco d’azzardo
La legge regionale sulle “slot” non deve essere modificata
CASTELNUOVO SCRIVIA – L’amministrazione comunale dice “no” alla proposta di modifica – presentata a palazzo Lascaris a Torino – alla legge del 2016 che, di fatto, aveva eliminato le slot machine da tutti i locali pubblici distanti meno di 500 metri dai luoghi sensibili. «Siamo tra i pochi comuni che hanno deciso di non restare indifferenti di fronte a un emendamento che, se passasse in consiglio regionale, annullerebbe il distanziometro per gli esercizi che nel 2016 detenevano il gioco d’azzardo. – spiega Gianni Tagliani, sindaco di Castelnuovo (nella foto) – Questo significa che nel nostro paese torneranno tutte le “famigerate” macchinette che erano scomparse e che daranno di nuovo la possibilità di rovinarsi con quello che rappresenta un vero e proprio dramma socio-sanitario». E se è vero che, a partire dagli anni ’90, lo Stato ha cominciato a considerare il gioco come una “leva fiscale”, con una crescita costante della quantità di denaro utilizzato dai cittadini per il gioco d’azzardo (si è passati dai 47 miliardi del 2008 ai 105 miliardi raccolti nel 2018) è altrettanto certo come, dopo l’entrata in vigore della norma regionale che impone limiti alle slot in Piemonte, si è assistito a una forte diminuzione dei volumi di gioco fisico (vale a dire non on-line) a fronte di un incremento nelle altre regioni italiane.
Secondo una ricerca di Ires Piemonte, rispetto al dato del 2016 la diminuzione registrata in Piemonte nel 2018 è di 497 milioni di euro (-9,7%), mentre la crescita nel resto della nazione è di 1.090 milioni di euro (+1,6%). Complessivamente, nei due anni, si calcola una riduzione di almeno 769 milioni di euro. «Per questo motivo – aggiunge Tagliani – il gruppo di maggioranza a palazzo Centurione a Castelnuovo ha presentato una richiesta di emendamento alla proposta di legge per non ripristinare la situazione di offerta di gioco antecedente all’entrata in vigore della legge regionale». La minoranza ha votato contro. E una barista ha espresso, in modo civile, il suo dissenso manifestando in consiglio comunale con dei cartelloni. Nel sottolineare che il suo ruolo istituzionale lo porta ad avere anche una responsabilità nei confronti della sanità pubblica, Tagliani ha ripreso un articolo pubblicato sul quotidiano “Avvenire” dedicato a questa piaga sociale: «Il giornalista ha spiegato la differenza tra “scommessa” e “gioco d’azzardo”, tra il “margine di scelta” che dà la scommessa e l’affidarsi invece alla monetina e alla speranza di vincita che può dare una slot.
Si tratta sempre di gioco ed è chiaro che la degenerazione in patologia può presentarsi pure nel primo caso, ma personalmente conosco tante famiglie che si sono separate, indebitate o hanno subito tragedie a causa del gioco d’azzardo e non perché la domenica si scommetteva con la schedina del Totocalcio».
Alessandra Dellacà