E vi ricordate Chernobyl?
Questa settimana parliamo della fortunata “Chernobyl”, miniserie HBO trasmessa su Sky Atlantic e presto in arrivo su La7, che ha conquistato pubblico e critica, facendo un po’ arrabbiare la Russia. Ma mettiamo da parte le ideologie politiche per analizzare i cinque episodi diretti da Johan Renck perché ciò che gli spettatori troveranno è fondamentalmente la ricerca della verità di quella che fu la causa del più grande disastro nucleare, e quindi umano, della storia del pianeta. Ricerca resa ancora più dolorosa dalle tante strazianti immagini che ci accompagnano per l’intera visione della serie, perché scava non solo nella fallibilità dell’uomo, ma soprattutto in quella di un sistema fatto di menzogne, repressione e segreti a favore del potere. La trama segue i reali avvenimenti del disastro a partire dalla tragica notte del 26 aprile 1986. Al centro della narrazione ci sono sempre e comunque le tante persone che si sono sacrificate, individui a cui la narrazione è dedicata, i veri eroi di questa vicenda. Il principale punto di forza della serie è che ha un ritmo e una tensione degna di un thriller, riuscendo a tenere sempre viva l’attenzione dello spettatore anche su temi ostici. La regia è di gran classe, ricca di immagini splendide e molto evocative, ed è apprezzabile il fatto che essa non indulga quasi mai nella retorica o nella spettacolarizzazione del dolore e del disastro. Cast di alto livello. Pecca di debolezza qualche elemento della sceneggiatura come l’abuso di alcuni luoghi comuni sull’Unione Sovietica. Seppure comprensibili, risultano discutibili anche la scelta di creare un personaggio femminile ad hoc che unisce al suo interno il lavoro di molteplici scienziati e l’utilizzo della sola lingua inglese nei dialoghi originali.
Diamo comunque merito ad HBO per essere riuscita a trasformare una storia così difficile in una serie appassionante e visivamente emozionante. Sinceramente era davvero impossibile pretendere di più.