La scatola dei ricordi

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Questo lungo periodo sospeso ci ha regalato, suo malgrado, ciò che sempre ci è mancato: il tempo. Tempo angoscioso, interminabile, ma anche tempo utile per rimettere ordine, interiormente ed esteriormente. Se la faccenda del riordino interiore è molto articolata, quella del riordino esteriore è molto più semplice e può essere espletata con soddisfacenti risultati se arrivano i rinforzi di due salde braccia giovanili. Da anni paventavo il riordino della mansarda, set ottimale per una puntata di “Accumulatori seriali”, ma arriva il momento dell’“ora o mai più” e quindi lancio il sasso: «Quando hai finito di studiare mi aiuteresti a fare un’ispezione in mansarda? È così zeppa che si fatica ad apri-re la porta». Illuminazione nello sguardo: «Sì, dai, voglio vedere tutte le cose di quan-do ero piccola!». Non era proprio questo l’intento che mi ero prefissata, ma meglio approfittare della disponibilità senza essere troppo sofistici. Attacchiamo le prime scatole: «Guarda, i miei quaderni delle elementari: bisogna tenerli! I peluche non si possono buttare, sono bellissimi! E i miei disegni della scuola materna? Non li vorrai cestinare!». Tento di imporre una ferrea volontà: «In questo modo non ne veniamo a capo, non puoi aprire le scatole e decidere che si debba tenere tutto: bisogna fare una scelta.

Inizia dalle scarpe: destiniamo quelle che non ti entrano più alla Caritas. Possiamo portare i libri alla scuola elementare o in biblioteca, ma di sicuro non li teniamo!». Seguono mugugno e 15 minuti di silenzioso lavoro, poi: «Eccola, la mia scatola dei ricordi! Ecco Cip e il mio ciuccio del buongusto (va-le a dire un coniglietto di peluche con il qua-le ha dormito da 0 a 13 anni e uno degli innumerevoli succhiotti in silicone, il cui uso smodato ha contribuito poi a foraggiare cospicuamente le entrate dell’odontoiatra), ci sono anche gli apparecchi per i denti e tutti i poster dei One Direction (boy band di qualche anno fa, al cui concerto a San Siro fui costretta ad accompagnare l’allora undicen-ne)». Sto perdendo la pazienza: «Insomma, bisogna buttare qualcosa! I One Direction ormai si sono sciolti, straccia tutto!». Sguar-do molto simile a Jack Nicholson in “Shining”: «Proprio tu parli! In un cassetto dai nonni ho visto che ci sono ancora i ritagli di giornale con i Duran Duran!».

Touché: non mi resta che fare ricorso all’aplomb di Kofi Annan: «Facciamo così: tieni una cosa di tutto: la prima tutina, le prime scarpe, il primo quaderno delle elementari e così via…». Risultato: la scatola dei ricordi si è duplicata, ma in compenso sono stati scartati molti oggetti di mia proprietà: «Hai visto quanto ti ho aiutato? Se non era per me, avresti tenuto tutti quegli scheletri che hai accumulato!».

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