O riaprono o chiudono per sempre
Le città lentamente si rianimano, sono ritornati i mercati. E dal 18 maggio via libera ad altre attività. Ma i pubblici esercizi vivono ancora una crisi profonda
Lo scorso 4 maggio è stato il giorno dell’avvio della cosiddetta Fase 2. Oltre 4 milioni di cittadini si sono recati al lavoro, ci è stata ridata qualche libertà di movimento in più nonostante la paradossale e, se non ci fosse di mezzo una tragedia globale, anche assai comica querelle sui “congiunti”, alcuni esercizi commerciali hanno rialzato le serrande e tra questi, in particolare, bar e ristoranti esclusivamente in modalità “take away”.
Segni di ripartenza e di speranza, soprattutto per chi da quasi tre mesi è stato costretto a ferie forzate, con il registratore di cassa che per lunghi giorni ha segnato zero e con inevitabili ricadute anche sui bilanci famigliari di titolari e gestori.
Un altro segnale di ottimismo è giunto con la riapertura dei mercati, esclusivamente riguardo al comparto alimentare, in numerosi centri della nostra diocesi.
A Tortona il mercato cittadino di piazza Milano è ritornato lo scorso 29 aprile. Il sindaco Federico Chiodi ha evidenziato come tutto si sia svolto nel rispetto delle norme e del distanziamento, ringraziando «la Polizia municipale e la Protezione civile che garantiscono il regolare svolgimento del mercato e la sua sicurezza».
Nella parte pavese della diocesi i mercati si sono rimessi in moto dopo il 4 maggio.
A Voghera il 5, quando nell’area nord di piazza Duomo sono ricomparse le bancarelle dei generi alimentari con una buona affluenza di cittadini, assistiti dai volontari della Protezione civile e dalle forze dell’ordine con la supervisione del “Covid Manager” Mauro Secondi, responsabile dell’Ufficio fiere e mercati del Comune di Voghera. Il sindaco Carlo Barbieri ha fatto notare: «Il mercato è stato ben organizzato dai funzionari del Comune con entrate e uscite monitorate dai volontari della Protezione civile e dagli agenti della Polizia locale che ringrazio. La nostra città piano piano riparte e i vogheresi hanno dimostrato disciplina, anche se rimane l’imperativo di non abbassare la guardia e rispettare le disposizioni».
Venerdì 8 maggio è stata la volta di Varzi con accessi di entrata e uscita distinti e misurazione della temperatura corporea e distanziamento sociale, con apprezzamento di ambulanti e cittadini. «Una bella occasione di inizio di ritorno alla normalità – afferma il sindaco Giovanni Palli – con un bilancio positivo visto che sia gli ambulanti sia i cittadini erano soddisfatti. Ben sappiamo che la Fase 2 è appena iniziata e la strada sarà lunga, ma godiamoci un po’ di positività senza abbassare la guardia».
Stesse sensazioni anche a Stradella, Broni e Casteggio dove i mercati sono ripresi nella giornata di domenica 10 maggio.
Anche in questi centri tutto è filato liscio.
A Stradella il mercato ha cambiato location e si è trasferito nel piazzale di viale Gramsci. «Si è svolto tutto nella massima regolarità – fa rilevare il sindaco Alessandro Cantù – con un afflusso costante di gente. Anche gli ambulanti sono stati contenti perché hanno potuto vendere qualcosa. Ovviamente speriamo di ritornare alla normalità con il mercato nella nostra piazza Trieste, ma sia gli ambulanti sia i cittadini hanno compreso la situazione di emergenza».
Tutto bene pure a Broni con il mercato nella sede storica di piazza Vittorio Veneto con l’assessore al Commercio Mariarosa Estini che ha sottolineato: «Sono felice per il ritorno del mercato che si è tenuto senza alcun problema con piena soddisfazione di cittadini e operatori del settore».
Stesso dicasi per Casteggio: «Siamo molto soddisfatti – afferma il sindaco Lorenzo Vigo – tutto è stato impeccabile. Già dal primo mattino sono arrivati molti clienti, con ordine e rispetto delle regole, sotto lo sguardo attento degli agenti della Polizia locale.
Il tutto è andato molto bene, grazie anche al rispetto e alla disciplina delle persone, che hanno dimostrato intelligenza e collaborazione».
Giornate positive, dunque, anche se solo limitatamente al settore alimentare, nella speranza che anche chi vende sulle piazze gli altri generi presto lo possa fare, naturalmente in assoluta sicurezza.
Se una parte di ambulanti ha potuto tornare a lavorare il 4 maggio, per altri commercianti la serranda è dovuta restare ancora abbassata. In particolare parliamo di ristoranti e bar (non tutti hanno scelto il “take away”), parrucchieri e centri per la cura della persona, negozi al dettaglio quali quelli di abbigliamento e calzature e via dicendo.
Il settore dei pubblici esercizi – bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari – con 30 miliardi di euro di perdite è in uno stato di crisi profonda, con il serio rischio di veder chiudere definitivamente 50.000 imprese e di perdere 300 mila posti di lavoro. Sono dati di Confcommercio.
Nella giornata di lunedì 11 maggio il Governo ha stabilito che dal 18 maggio le Regioni potranno disporre la riapertura di queste attività, sempre che i dati epidemiologici rimangano sotto controllo e rispettando norme ben precise stabilite dai protocolli dell’Inail e del Comitato tecnico scientifico che a tutt’oggi ancora nessuno conosce.
Le preoccupazioni rimangono molte. Un ristoratore che desidera rimanere anonimo, apprendendo che tra i tavoli si dovrà mantenere la distanza di due metri, ha fatto notare che «imporre distanze eccessive tra i clienti, come pure complesse procedure di sanificazione o l’utilizzo di divisori in plexiglas, vuol dire mettere a durissima prova la riapertura di bar e ristoranti, soprattutto per chi ha un numero limitato di coperti».
Non potrà quindi mancare un sostegno concreto da parte dello Stato.
Dal 18 maggio si ritornerà a celebrare la Messa con il popolo, seguendo le indicazioni dei vescovi.
È una notizia che ci riempie di gioia.
La stessa che vorremmo provare nel constatare che tante famiglie di commercianti e ristoratori dal 18 maggio potranno rivedere uno spiraglio di luce.
Marco Rezzani