Castelnuovo ricorda le vittime del Covid

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Messa in piazza e la benedizione di san Desiderio

CASTELNUOVO SCRIVIA – Un volo di rondoni solcava il cielo sopra la piazza medievale e il loro canto sembrava portare ancora più in alto i nomi di chi è morto durante la pandemia: persone che non ci sono più, che il Coronavirus ha portato via in modo atroce, negando ogni contatto con i parenti e la possibilità per tutti di avere un funerale in chiesa.

Domenica scorsa la comunità castelnovese si è ritrovata nel suo salotto d’epoca per «elaborare insieme – come aveva anticipato il sindaco Gianni Tagliani nell’invitare la popolazione a questo rito pubblico, fortemente voluto con la parrocchia – un lutto collettivo».

E così il momento di preghiera si è spostato all’aperto, sul sagrato della Collegiata Santi Pietro e Paolo. Il diacono Ernesto Stramesi ha concelebrato con il parroco don Paolo Caorsi, che a uno ad uno, ha ricordato i malati deceduti a causa della malattia Covid-19 e tutti gli altri che, mancati nello stesso periodo in cui infuriava il virus, non hanno potuto avere l’addio che i defunti meritano.

Accanto all’altare c’erano la corale “Beato Stefano Bandello”, gli uomini della Protezione civile e delle Forze dell’ordine e uno stuolo di castelnovesi sparpagliati in una “piazza sospesa”, pregna di pensieri, di sentimenti di dolore che si potevano toccare e di lacrime che solcavano i visi dei più anziani.

Don Paolo ha fatto proprie le parole e le riflessioni che Papa Francesco aveva pronunciato in piena emergenza, pregando in una piazza San Pietro deserta.

«Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa, che ci ha trovato fragili e disorientati, ma ci ha fatto ritrovare altrettanto consapevoli del fatto che non possiamo andare avanti ognuno per conto proprio. Dobbiamo remare insieme e ricordare che non ci siamo fermati davanti ai richiami di un Dio che ama questo mondo: un pianeta malato dove l’uomo, incurante e frastornato dalla fretta, ha pensato di restare sempre sano».

E se è vero che, come ha affermato il Santo Padre, «l’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza, volgendo al bene ciò che ci capita, anche le cose brutte», è altrettanto certo che è arrivato il tempo di scegliere cosa è necessario e cosa non lo è. Per questo motivo quei nomi che sono risuonati nell’aria di Castelnuovo Scrivia sono, oggi più che mai, il simbolo di ciò che conta davvero: «Ha più valore un bicchiere d’acqua donato nel momento in cui ci accorgiamo che qualcuno vicino a noi ne ha bisogno – ha concluso don Paolo – che tutto quello che abbiamo di materiale e che non porteremo con noi nell’aldilà. Il senso di questa Messa e della nostra esistenza è metterci davanti al Signore con il nostro bagaglio di esperienze.

Non siamo soli». Il parroco ha anche ringraziato tutti i volontari che, a vario titolo, si sono prestati in questa drammatica emergenza e la famiglia Gavio, benefattrice per l’intera Bassa Valle Scrivia.

E poi c’è stato il momento (anch’esso prima rimandato) della benedizione e dell’esposizione del busto di San Desiderio sul sagrato, seguito da quello del tricolore poi issato sulla torre del castello podestarile: il santo patrono, come vuole la tradizione, ha sorriso e la bandiera ha iniziato a sventolare, mentre la piazza dei castelnovesi cantava, piena di speranza, l’inno nazionale.

Alessandra Dellacà

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