«Non perdiamo il treno del Terzo Valico»

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Undici Comuni interessati alla costruzione dell’infrastruttura stanno per ricevere 49 milioni di euro. Ma a che punto è il cantiere di un’opera così tanto discussa? Facciamo chiarezza con l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi

Nei giorni scorsi si è svolta ad Alessandria la conferenza stampa per annunciare l’arrivo di 49 milioni di euro provenienti dall’infrastruttura del Terzo Valico a favore di undici Comuni interessati. Dopo lo stop dovuto a divergenze locali, alla mancanza temporanea di un Commissario di governo, all’alluvione e, ancora, all’emergenza Coronavirus, finalmente il percorso è ripartito. All’incontro con gli undici sindaci dei paesi coinvolti dalla Grande Opera (Alessandria, Tortona, Pozzolo Formigaro, Novi Ligure, Serravalle Scrivia, Arquata Scrivia, Vignole Borbera, Gavi, Carrosio, Fraconalto, Voltaggio) era presente anche l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi, che ha concordato con i partecipanti la presentazione entro il 13 luglio di un elenco di progetti da finanziare nell’ambito del turismo e della logistica.

Il nuovo Commissario, Calogero Maugeri, proverà a conciliare le due esigenze. Gabusi ha dichiarato che la Regione è pronta a mettere altri soldi per soddisfare le esigenze dei Comuni. Ma tutto dipenderà dalle richieste presentate.

All’assessore abbiamo rivolto alcune domande sul Terzo Valico e sulle dinamiche future.

Perché si chiama Terzo Valico e quando sarà operativo?

«Il Terzo Valico si chiama così perché sul percorso Genova-Tortona ci sono altre due linee ferroviarie che prendono il nome dal passo dei Giovi. La più antica, la cosiddetta “linea dei Giovi”, è stata inaugurata nel 1854, ha una pendenza molto elevata ed è molto tortuosa; per questi motivi è quasi esclusivamente utilizzata per il traffico locale dei passeggeri. La linea cosiddetta “Succursale dei Giovi”, realizzata fra il 1889 e il 1922, ha una pendenza minore ma ancora elevata, ma è meno tortuosa ed è utilizzata da tutte le tipologie di traffici ma con forti limitazioni nella velocità, lunghezza e tipo di treni. Il Terzo Valico dei Giovi costituisce la soluzione infrastrutturale per avere un collegamento ferroviario a standard europeo che consenta di far viaggiare anche treni merci di dimensioni e peso elevati tra il porto di Genova e il Nord Europa. Secondo le previsioni l’opera sarà ultimata nel 2023».

Quali sono le potenzialità del Terzo Valico per i trasporti piemontesi? È possibile ipotizzare le stime sul traffico (passeggeri/merci) dei treni alla sua apertura?

«Come è ormai risaputo il Terzo Valico è un progetto europeo che consentirà di collegare il Porto di Genova con il Nord Europa lungo l’asse Alpi-Reno, passando per il Piemonte, con un nuovo collegamento ferroviario veloce tra Genova e Novi Ligure.

Ritenuta dall’Europa un’opera strategica, il Terzo Valico contribuirà a creare sviluppo e occupazione, agevolando il trasferimento di una consistente quota di traffico merci dalla strada alla ferrovia con benefici per il Paese ed enormi vantaggi per l’ambiente e sicurezza per il trasporto. Grazie al Terzo Valico i traffici merci che dall’Estremo Oriente arrivano nel Mediterraneo potranno scegliere Genova come porto, anziché quelli dei Mari del Nord (Rotterdam e Anversa).

Nell’ambito di un progetto di tale portata le potenzialità per i trasporti piemontesi sono chiaramente molto importanti: laddove si costruisce, si potenzia o si ammoderna un’opera ferroviaria l’intero sistema trasportistico e logistico ne trae giovamento. Non solo si realizzano lavori infrastrutturali di carattere epocale, ma chiaramente un’opera del genere offre anche l’opportunità di avviare riflessioni sul miglioramento dei trasporti locali. In questo senso è il territorio stesso che sta esprimendo le opportunità di trasformazioni che derivano dalla costruzione e dall’operatività del Terzo Valico. La Regione accompagna sicuramente questo processo e interviene laddove può con l’obiettivo di fare di quest’opera internazionale anche un’opportunità locale.

Con l’entrata in servizio della nuova ferrovia ciò che salta subito all’occhio è la diminuzione dei tempi di percorrenza delle tratte sia per le merci sia per i passeggieri: per andare da Torino a Genova o da Milano a Genova e viceversa ci impiegheremo un’ora al posto dell’attuale ora e mezza. Ma questo è solo uno degli aspetti positivi: la grande partita che stiamo giocando è rendere l’Alessandrino il retroporto di Genova, con ricadute davvero consistenti per tutto il territorio.

Per quanto riguarda le previsioni, in questo particolare momento storico è davvero difficile farne. Certamente le stime che abbiamo sono da aggiornare, poiché si basano ancora su studi del 2006, a cui è seguita la crisi economica globale e oggi la crisi sanitaria con tutte le implicazioni produttive ed economiche che stanno emergendo. Possiamo però dire che abbiamo imparato una cosa: l’emergenza sanitaria Covid-19 ci ha fatto capire che un’opera come il Terzo Valico oggi è ancora più utile del previsto perché ci siamo resi conto che è fondamentale assicurare un flusso continuo di merci anche e soprattutto quando le persone non si possono spostare».

Quale potrebbe essere l’impatto del Terzo Valico sulla domanda di trasporto merci del porto e aeroporto di Genova?

«Il Terzo Valico e la domanda di trasporto merci da Genova sono strettamente legati. Se c’è un retroporto valido la domanda di accesso al porto certamente aumenta. Ed è proprio su questo che stiamo lavorando. In vista del completamento del Terzo Valico Genova sta rivedendo il piano regolatore del porto in direzione di un potenziamento della movimentazione di merci collegato anche all’ampliamento di Suez e del porto di Savona. Chiaramente le merci arrivano a Genova se poi c’è la certezza di poterle smistare rapidamente, altrimenti continuano a preferire un approdo a Rotterdam, dove c’è un enorme porto merci che lavora 24 ore al giorno e che consente di smistare e spedire merci rapidamente in tutta Europa. Anche il porto di Genova ha questa ambizione, ma deve avere alle spalle una struttura retroportuale adeguata. E la zona tra Rivalta e Tortona in questo senso è perfetta, con Alessandria come nuovo scalo merci ferroviario, per cui RFI è impegnata nella progettazione.

Stiamo parlando di logistica. La progettualità di potenziamento della logistica nell’Alessandrino è stata condivisa con RFI, che si occupa del potenziamento del ferro, e con Uirnet, Soggetto Attuatore unico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che segue la progettualità su gomma. Questo per assicurare una logistica continuativa nel tempo: mentre si costruisce la struttura ferroviaria, i trasporti su gomma continuano ad assicurare la movimentazione delle merci che approdano a Genova, con l’obiettivo di bilanciare sempre di più i due sistemi di trasporto.

È importante capire che avere un retroporto non significa solo destinare uno spazio al traffico di merci in arrivo e in partenza, ma significa costruire una filiera di servizi, che si traducono in occupazione specializzata. La logistica a valore aggiunto è una grande opportunità poiché fa riferimento ad una vera e propria filiera per la realizzazione di merci da trasportare altrove. Come Regione Piemonte siamo estremamente interessati allo sviluppo del retroporto di Genova nell’Alessandrino. Per questo motivo la Regione è entrata nella Fondazione SLALA Sistema Logistico Del Nord Ovest d’Italia, che definirà lo scenario della rete nell’area del basso alessandrino. SLALA dovrà ridisegnare gli scenari di logistica di concerto con tutti gli enti istituzionali per arrivare ad un progetto condiviso finalizzato ad aumentare l’offerta».

Il discorso ambientale ha suscitato molte polemiche. Ci sono garanzie per il territorio?

«La consistente riduzione del numero di mezzi pesanti che attraverseranno l’Appennino avrà come conseguenza una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, valutabili in milioni di tonnellate visto che il trasporto su ferrovia è di almeno 4/5 volte meno inquinante del trasporto stradale.A livello locale sono emerse polemiche e critiche, ma il tema non è stato affatto trascurato. Per le opere strategiche di interesse nazionale la sorveglianza generale sull’esecuzione dei lavori e l’impatto sull’ambiente viene effettuata dal Ministero dell’Ambiente e dalle Regioni interessate dal tracciato da tre organi: la Commissione Speciale di Verifica dell’Impatto Ambientale, l’Osservatorio Ambientale del Terzo Valico e le ARPA regionali.

Come Regione ci assicuriamo che vengano messe in atto tutte le misure di mitigazione ambientale previste, vigiliamo sui monitoraggi e siamo sempre attenti alle sollecitazioni che possono arrivare dal territorio».

Da assessore ai Trasporti pensa che quest’opera possa diventare motivo di orgoglio per il Piemonte e risolvere alcuni problemi infrastrutturali?

«Non sono solo io a pensarlo. Sono l’Europa, l’Italia e il Piemonte stesso. Basta guardare la cartina geografica per rendersi conto della strategicità di quest’opera.

Il Piemonte è uno dei pochissimi, forse l’unico, territorio in cui passano due Reti T-Ten europee, ovvero l’insieme di infrastrutture lineari (ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti) considerate rilevanti a livello comunitario. Quattro dei nove Corridoi TEN-T interessano l’Italia e due sono in Piemonte. Mi pare evidente l’orgoglio di poter dotare la nostra regione di un sistema di trasporto così importante».

Daniela Catalano

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