L’Oltrepò si difenda dalle dittature
Dall’invasione degli Enduro al mondo del vino, all’Università dei Sapori: per dare l’alt a chi vuole
Chissà se ha ragione Paolo Repossi, scrittore e geografo di Montalto, quando, ragionando d’Oltrepò, dice che chi vive in collina spesso è convinto di aver subìto una specie di dittatura dalla pianura. È strano parlarne in questi lunghi mesi di pandemia Covid che hanno fatto ripensare ad altri tempi (forse troppo poco ricordati) in cui la collina e la montagna del nostro Oltrepò sono stati luoghi di libertà e coraggio.
No, non il coraggio di cui parla don Abbondio nei Promessi Sposi, quello che «uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare».
Di tracce di coraggio, nel senso di vita vissuta con cuore, generosità e intraprendenza, è piena questa terra. Sono tanti i personaggi i cui nomi vanno ritrovati nelle città e nei più piccoli paesi lungo la via Emilia o su per le valli. Economisti, uomini politici, scrittori, storici, studiosi di letteratura, santi, progettisti di grandi opere di ingegneria, imprenditori che hanno operato lontano e sul territorio nella pluralità dinamica delle loro idee. Ne parleremo.
Ora fermiamo però l’attenzione sulle dittature esterne e interne che premono e provano a violare un Oltrepò più che mai prezioso, da conoscere e riconoscere nelle sue più autentiche ricchezze. I tempi lo richiedono con forza. E, senza farsi contagiare dal virus del catastrofismo che farebbe fare solo scelte sbagliate, bisogna più che mai saper pronunciare dei no forti. Decisi. Importanti. Univoci. È più complicato in periodi di crisi difendere il territorio da facili soluzioni, ma è indispensabile, qui e adesso, avere sguardo più lungo, paziente. Anche gli amministratori dovrebbero sapere che la fretta dei risultati non produce mai effetti duraturi. I giovani che, anche qui, tornano alla terra lo hanno imparato spesso sulla loro pelle.
Hanno capito altrove quali danni lasciano certe corse sfrenate. E, facendo nascere nuove imprese, ci portano lezioni fresche intrecciate a sapienze antiche.
Oggi sono anche questi agricoltori di ritorno a metterci in guardia a proposito di scorciatoie in cui i costi finiscono per cancellare i magri benefici. Anche loro discutono sui pericoli che vengono da fuori, come l’invasione di motociclisti attesa per il campionato mondiale di Enduro, solo rimandata all’agosto 2021. E sono anche loro a dirci che l’iniziativa non può far bene alle strade che salgono e scendono lungo le nostre belle ma franose colline tra Pavese e Alessandrino, né al fragile ambiente di flora e fauna all’intorno. Basta guardare i risultati segnalati al passaggio di chi è già qui a saggiare il terreno fin sulle piste da sci delle terre alte e più interne.
Ma le dittature, si sa, si combattono solo se la consapevolezza è diffusa e comune. In modo da saper rinunciare ai piccoli guadagni dei singoli, in vista di un benessere collettivo. Le debolezze – lo abbiamo già sperimentato – sono tante volte nella divisione. Non è forse quello che ha determinato anche gli ultimi scandali del mondo del vino? Sembra assurdo che un territorio che vanta oltre 13 mila ettari coltivati a vigneti, circa 1.400 aziende vitivinicole (terza zona a livello italiano per la coltivazione delle uve), che ha 3mila ettari di vitigni pregiati di Pinot Nero (il 75% della produzione nazionale), rischi di mandare tutto all’aria per la rapacità di qualcuno o di più d’uno. Con conseguenze devastanti per la reputazione dell’Oltrepò nel resto del mondo.
Agire insieme. Sembra una formula magica, ma è la regola più semplice per dare l’alt a chi vuole strafare mettendo in difficoltà tutti. Senza contare che l’azione comune non può che far bene alle iniziative buone avviate in terra propizia.
A proposito, è vero che sta per naufragare l’Università dei Sapori di Broni con strutture già pronte e investimenti importanti fatti?
Comunque stiano le cose, i campanelli d’allarme vanno ascoltati. Così come non possono essere prese alla leggera e in ordine sparso la ricchezza del territorio e le opportunità di un turismo impegnato a far gustare, in lentezza, i giorni che questa terra generosamente offre in ogni stagione. Qualcuno fa. Tanto c’è da fare. Relazioni da intessere. Senza campanilismi e egoismi. Solo così l’Oltrepò non avrà da temere le pressioni di nessuna dittatura.
Pierangela Fiorani