Le api, i pollini, i fiori…

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L’estate è la stagione degli amori: nei miei ricordi non del tutto sbiaditi, anche i ragazzi più timidi e riservati, incoraggiati dal mare e dal chiaro di luna sulla spiaggia, si lanciavano in approcci più o meno galanti. Giunto il momento in cui tali dinamiche potrebbero riguardare la figliolanza, mi parrebbe opportuno affrontare il discorso della sessualità, ma, constatato lo scarso interesse in materia da parte della ragazza, mi chiedo se l’adolescenza sia ancora un momento di turbamento. Tralasciando le debite considerazioni morali al riguardo, e non volendo nemmeno immaginare che si possa scindere il binomio amore-sessualità, ho l’impressione che i ragazzi oggi abbiano perso quel pruriginoso senso del segreto e del proibito che, insieme alle docce cinematografiche di Edwige Fenech, ha in passato scatenato le fantasie di molti brufolosi adolescenti, ormai divenuti padri di famiglia con incipienti calvizie e adiposità addominali. Nell’era del web l’avere tutto immediatamente visibile e fruibile, anche se virtualmente, ha spento sul nascere molte curiosità: «No Sex Please, We’re British» è il titolo di una commedia di successo; potremmo forse adattarlo: «Niente sesso, siamo adolescenti?». Noto comportamenti più camerateschi che maliziosi: forse per il fatto di trascorrere molte ore al giorno in piscina in un ambito sportivo prevalentemente maschile, non vedo manifestarsi nella fanciulla atteggiamenti ammiccanti o provocatori, ma un sereno e naturale rapporto con la propria ed altrui fisicità. Pertanto diventa arduo intavolare un discorso serio sulla sessualità: tutte le mie buone intenzioni di emulare la Società Autostrade fornendo informazioni chiare, precise, puntuali sul traffico (ormonale) cadono nel vuoto.

Ma una fortunata occasione si palesa all’ora di pranzo, con la tv accesa in sottofondo: il giornalista presenta un reportage sull’aumento dei casi di sieropositività tra gli adolescenti. La ragazza rizza le orecchie: «Cosa dicono? Di cosa si ammalano i ragazzi? Non ho capito bene». Colgo la palla al balzo: «Stanno spiegando che nel 2019, nella fascia d’età tra i 14 e i 25 anni, c’è stato un forte aumento di casi di sieropositiva all’HIV. Sai cos’è, vero?». Con estrema nonchalance, come se stessimo commentando una ricetta de “La prova del cuoco”: «Sì, sì, mi ricordo che ne abbiamo parlato in terza media, quando è venuta una dottoressa del Consultorio a fare educazione sessuale in classe». Ottimo, la strada è aperta: «La dottoressa vi ha spiegato cosa bisogna fare per salvaguardare la propria salute?». Reazione del tutto inaspettata: «Mamma, per piacere, sto mangiando: dobbiamo parlare di queste cose schifose?». Forse la prossima volta userò la metafora delle api, dei pollini e dei fiori…

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