La testimonianza di padre Sorge tra fede e storia
Il 2 novembre si è spento il gesuita già direttore di Civiltà Cattolica. Una parte del mondo della Chiesa, culturalmente sfibrata e timida, avrebbe bisogno ancora della sua voce
Un altro maestro è partito verso quella meta, il Regno di Dio, che ha testimoniato con passione e coraggio nella città dell’uomo. Padre Bartolomeo Sorge, due giorni dopo il grande e umile biblista don Bruno Maggioni, ha lasciato questo mondo. Una vita lunga, profonda, ricca di relazioni, sfide, successi e sconfitte.
Il suo ultimo successore nella direzione della rivista Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, ha annunciato la sua morte: «Alle 9 a Gallarate, 2 novembre 2020, ci ha lasciati padre Sorge, voce profetica che ha accompagnato la ricezione del Concilio Vaticano II nella comunità cristiana». Mentre il direttore di Aggiornamenti Sociali, padre Giacomo Costa, ha scritto nel suo “Arrivederci padre Bartolomeo”: «Grazie per il tuo infaticabile impegno a fare uscire la Chiesa “dalle mura del tempio” attraverso i tuoi scritti e le centinaia di incontri in tutta l’Italia e non solo. Grazie per non aver taciuto quello che hai visto e udito (Atti 4, 20), fino all’ultimo giorno».
Padre Sorge è stato un gesuita attento al mondo e illuminato dalla Parola di Dio, che sognava una Chiesa vicina ai poveri e attenta alle donne, ai giovani, agli umili, agli oppressi, riprendendo il passo evangelico delle beatitudini. Nato nel 1929 nell’Isola d’Elba, da una famiglia di origine siciliana, sacerdote gesuita nel 1946, vent’anni dopo è entrato proprio nella redazione del quindicinale dei gesuiti al servizio dei Papi.
Sorge è stato un testimone credibile del vangelo nella storia, un protagonista della storia religiosa, ma anche politica e culturale del nostro Paese. La sua azione e il suo pensiero si sono espressi lungo un arco di tempo lungo, come gli oltre novant’anni di vita. Fu nominato direttore della Civiltà Cattolica nel 1973 (e ci rimase fino al 1985) nel declinare dell’epoca montiniana, lui che di Paolo VI era un fedele collaboratore e sostenitore. Nella pubblicistica è sempre stato un punto di riferimento: volumi, saggi, mille conferenze in ogni parte d’Italia e infine a Milano con l’altra rivista di riflessione Aggiornamenti Sociali. Padre Bartolomeo aveva uno sguardo penetrante e sorridente, due occhi vispi, sotto la calvizie precocissima; ironico e pensieroso, coraggioso e a volte, per taluni, divisivo, ha rappresentato la speranza del cambiamento negli anni della crisi del sistema istituzionale e politico.
Come ha ricordato in Parlamento Stefano Ceccanti, deputato del Pd, e all’inizio degli anni Ottanta giovane presidente della Fuci, nella sua breve commemorazione in aula, «Padre Sorge è stato uomo di evangelizzazione, ma anche uomo della promozione umana, come recitava il titolo del convegno della Chiesa italiana del ’76 di cui fu il principale animatore. E lui ci teneva soprattutto a sottolineare la congiunzione “e”: non si dà evangelizzazione senza promozione umana e viceversa. Sui vari temi trattati sulla Civiltà Cattolica cercava posizioni di equilibrio avanzato rifuggendo però da forme di radicalismo o di minoritarismo, secondo la classica impostazione montiniana e morotea. Per un anno intero al Movimento studenti di Azione Cattolica di Pisa utilizzammo come testo di riferimento di un gruppo di studio i suoi testi raccolti nel volume Capitalismo, scelta di classe, socialismo che si approcciava in modo estremamente equilibrato ai temi del rapporto tra capitalismo e democrazia».
Padre Sorge ha cercato, con perseveranza e abnegazione, di insegnare cultura politica, di proporre modelli e valori: le scuole di politica dei gesuiti negli anni Novanta, il tentativo di formare nuove classi dirigenti per arricchire e modificare le logiche distorte dei partiti storici del Novecento, in particolare della Democrazia Cristiana, nella quale avvertiva lo spegnersi degli ideali delle origini e, dopo la morte violenta e tragica di Aldo Moro, il progressivo allontanamento dalle ispirazioni originarie anche di estrazione sturziana. Tra gli anni Ottanta e Novanta visse la “primavera di Palermo” con il Centro Arrupe, padre Ennio Pintacuda, il giovane Leoluca Orlando: quelli sono stati i giorni della sua massima notorietà. Ma nel periodo a seguire ci fu ben di più nella vita del padre giornalista, consigliere molto ascoltato in numerosi ambienti. Mai ha perso il suo fervore evangelico, il primato della parola e, anche nel solco della Gaudium et Spes, ha ricercato il rapporto fondamentale tra Chiesa e mondo, perché la salvezza è per tutta l’umanità non solo per una parte. Il profilo pubblicato sulla edizione online di “Avvenire” ricorda come padre Sorge fosse uno degli ultimi sopravvissuti della XXXII Congregazione generale della Compagnia di Gesù del 1974, nella quale, accanto al generale Pedro Arrupe, erano presenti anche Jorge Mario Bergoglio e Carlo Maria Martini, che porterà i gesuiti a recepire in forma organica gli insegnamenti del Vaticano II. E Martini e poi Bergoglio e Francesco sono stati suoi riferimenti e maestri.
Invecchiato, stanco ma mai domo, padre Sorge ha continuato fino all’esaurimento delle sue forze a guardare al futuro e a seminare e discernere, come gli insegnamenti di sant’Ignazio di Loyola impongono e guidano i suoi figli. Non lo dimenticheranno i suoi confratelli, coloro che gli hanno voluto bene e forse anche un mondo cattolico culturalmente sfibrato e timido che avrebbe bisogno ancora della sua voce.
Luca Rolandi