007 e Mandrake

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L’ironica affermazione «potrebbe andare peggio, potrebbe piovere» si adatta alla perfezione a questo tribolato momento di cui non si intravede la fine: nel mezzo della recrudescenza pandemica, che, immersa nelle nebbie e nella precoce oscurità novembrina, appare ancor più cupa ed angosciante, ci so-no giunte, quasi simultaneamente, le cattive nuove della dipartita di Sean Connery e di Gigi Proietti. Per noi “over” si tratta di due attori ormai entrati nel mito: Sean Connery, lo 007 con licenza di uccidere che, nella realtà, ebbe licenza di mietere quante più vittime al suo indiscusso fascino, tanto più avanzava con l’età; Gigi Proietti, l’ottavo re di Roma (ben prima di Francesco Totti), un artista “per tutte le stagioni”, che saltabeccava con estrema disinvoltura dal teatro, al musical, alla fiction, al cinema.

Per i ragazzi si tratta di due personaggi che hanno fatto il loro tempo, di cui non hanno probabilmente mai visto alcuna performance, lontani anni luce dagli idoli contemporanei nati ed affermatisi sul web. Se la reazione per la morte di Sean Connery è stata ironica – «È morto il tuo innamorato (alludendo alla mia mai sopita passione per l’attore scozzese): può essere contento: 90 anni sono un bel traguardo!» –, quella per la dipartita di Gigi Proietti è stata più sentita: «Ma no! È morto il maresciallo Rocca! Era simpaticissimo: quell’accento “de’ Roma” era strepitoso e lui era bravissimo». Notando questo barlume di interesse da parte della ragazza, approfitto della messa in onda del biopic su san Filippo Neri, per rivedere insieme una delle migliori prove di Proietti: «Ci credo che il suo soprannome era Mandrake! Era un mago: non avrei mai pensato che la vita di un santo potesse essere resa in maniera così divertente. Altro che il tuo vecchio… che “Nel nome della rosa” si pavoneggiava da intellettuale!». Evito di attizzare la scintilla della polemica ma, il pomeriggio seguente, ecco che mi viene servita l’occasione: «Sto studiando nel canto V dell’Inferno che Paolo e Francesca si sono innamorati leggendo la storia di Lancillotto e Ginevra: non avevamo visto un film dove si raccontava di questo amore? Mi sbaglio o Sean Connery interpretava Re Artù?». Musica per le mie orecchie! Rispolvero all’istante il DVD de “Il primo cavaliere” e la programmazione per la prima serata è garantita! La visione del film scivola senza interventi sarcastici e il commento finale è la riprova che, anche per gli attori, i classici non tramontano mai e non lasciano indifferenti i ragazzi, cresciuti con gusti cinematografici molto discostanti da questi modelli: «Ma sì, devo ammettere che è bravo, ha uno sguardo magnetico, però Mandrake era proprio “de’ noantri”!».

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