Addio ad Aguzzi, papà della fisarmonica

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Il cordoglio del sindaco Cantù, Di Michele e Lombardi

STRADELLA – Il mondo della cultura stradellino in lutto per la scomparsa a 78 anni di Carlo Aguzzi, storico direttore del museo della fisarmonica “Mariano Dallapè” fin dalla sua fondazione nel 1999. Grande conoscitore della fisarmonica e della sua storia, Aguzzi aveva iniziato a frequentare quel mondo da ragazzino nel laboratorio artigianale del papà Bruno, successivamente aveva approfondito le sue ricerche prima negli archivi del Comune (dove ha lavorato per tanti anni come dipendente del settore Cultura) e poi con le interviste agli armonicisti ancora viventi. Questo suo studio è confluito in alcune mostre permanenti sulla fisarmonica e, dal 1999, nel museo, intitolato all’inventore dello strumento, Mariano Dallapè, e ospitato nei locali del centro polifunzionale di via Montebello. Nel 2015 Aguzzi aveva pubblicato il volume “Stradella e le sue fisarmoniche” che racconta la storia della produzione dello strumento dalle origini ai giorni nostri, la prima e, al momento, unica opera di questo genere.

«Come sindaco e come cittadino ricordo ed elogio il suo continuo lavoro a favore del museo della fisarmonica e della valorizzazione della nostra città. – sono le parole di cordoglio del sindaco, Alessandro Cantù – Una figura importante che lascia un segno di grande rilievo». «La scomparsa del direttore Aguzzi è una perdita per l’intera comunità cittadina e non solo. – aggiunge l’assessore alla Cultura, Dino Di Michele – La città ora è più povera, ma la sua passione e la sua conoscenza non saranno disperse, cercheremo di rendere onore alla sua figura realizzando i progetti che in questi mesi stavamo costruendo insieme.

Commosso anche il ricordo dell’ex sindaco e amico Pierangelo Lombardi: «La notizia è dolorosissima per tutti noi che con Carlo abbiamo condiviso un percorso comune all’insegna della cultura e della tradizione della fisarmonica. – afferma Lombardi – Il nostro museo è la sua testimonianza e il ricordo più bello che ci rimane, insieme alla sua passione smisurata e alle sue preziose ricerche storiche».

Oliviero Maggi

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