Adolescenti #distantimauniti

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Come gestire l’ansia e la paura di questi giorni? Lo abbiamo chiesto a una psicologa che ci ha dato alcuni consigli e qualche regola da seguire. Soprattutto per i giovani

Daniela Schiffardi, psicologa e psicoterapeuta

In questo momento di emergenza sanitaria che, ormai dal mese di febbraio ha coinvolto progressivamente tutta l’Italia e tutto il mondo, la vita quotidiana sembra essere scandita dall’arrivo di un nuovo decreto, dalle continue modifiche alle autocertificazioni che si susseguono e che ci devono accompagnare nelle nostre uscite indifferibili e dal bollettino delle 18, comunicato dalla Protezione Civile con l’elenco numerico di nuovi contagiati, di persone che muoiono e di quelle, che per fortuna, riescono a guarire.

Il Covid-19, senza entrare nel merito della patologia, è un virus che fa paura a tutti, perché nessuno può considerarsi immune.

Ma che cos’è la paura? La paura è un sentimento che da sempre ha permesso all’uomo di sopravvive-re, evitando la morte o allontanandosi dai pericoli del mondo; allora spero che tutti noi sappiamo usare questa paura come un sentimento positivo e propositivo per tutelare noi e gli altri.

La paura, non il panico che non serve a nulla perché toglie lucidità, concentrazione, prospettiva nelle azioni e abbassa le nostre difese immunitarie.

In questo momento di emergenza sanitaria, nel quale tutti siamo coinvolti, si tende a concentrarsi sulle categorie a rischio, per esempio gli anziani, dato che purtroppo la media dell’età delle persone che soccombono al virus ruota intorno agli ottanta anni.

Gli adulti si dividono tra chi deve continuare a lavorare per assicurare agli altri i servizi necessari per vivere e sopravvivere, chi può continuare a lavorare da casa in smart working, chi purtroppo, per diversi motivi, il lavoro l’ha perso e le mura domestiche sembrano ancora più pesanti da sopportare.

I bambini e i ragazzi, in quanto veicoli di trasmissione del virus, si sono visti interrompere la loro vita scolastica e sociale, e sono costretti a rimanere isolati nelle loro abitazioni, senza a volte poter avere contatti con i loro nonni che fino al mese scorso si occupavano di accompagnarli a scuola, preparare loro il pranzo o aiutarli nello svolgimento dei compiti. Quindi, si possono riscontrare altri due tipi di emergenza nella nostra società, pensando proprio ai nostri giovani, vale a dire un’emergenza didattica e un’emergenza relazionale. Riguardo all’emergenza didattica, conosco personalmente docenti che, al di là delle circolari provenienti dal Ministero dell’Istruzione, hanno cercato di creare canali virtuali dove non solo trasmettere e ricevere compiti, come prevede il registro elettronico, ma anche costruire un “ambiente di apprendimento” per mantenere viva la loro classe, per incontrare ed incontrarsi, tramite un meeting su Pc o tablet o smartphone dove i ragazzi si sono ritrovati, rivisti, riparlati, tutti insieme, ognuno accanto alla propria scrivania, ma comunque all’interno di un momento comune di condivisione relazionale reale, non meramente virtuale. Affrontando il problema dell’emergenza relazionale, vorrei ricordare che il termine “emozione” vuol dire “muoversi verso”, ovviamente verso gli altri, quindi non esiste emozione senza relazione ed anche tale aspetto in questo periodo ci è stato tolto nel mondo fuori casa, per un senso di responsabilità comune a cui tutti ci atteniamo di aderire. In ogni caso, gli adolescenti devono fare i conti con le loro relazioni famigliari più o meno conflittuali ancora prima del Coronavirus, con la mancanza fisica degli amici, sebbene i loro consolidati accessi a chat e videogiochi condivisi permetta loro di continuare ad avere rapporti con gli altri. Pertanto, in questa situazione i canali online, a volte demonizzati o coscienziosamente limitati, possono essere visti come una palestra sociale per continuare a sperimentare e sperimentarsi a livello espressivo, affettivo, emotivo, umano.

Diamo fiducia a questi giovani che hanno compreso la responsabilità del momento e facciamo sentire loro che non sono soli, ma come tutti, per il bene di tutti, sono consapevoli della necessità di essere #distantimauniti.

Noi adulti cerchiamo di abbassare il tono dei conflitti generazionali e stiamo accanto ai nostri figli nei modi e nei tempi che abbiamo a disposizione, cioè in modo autentico, condividendo con loro temi quale la paura, la malattia, l’isolamento, la perdita di persone care: confrontiamoci con loro senza svuotare su di loro angosce ulteriori, ma elaborando insieme a loro le difficoltà del vivere quotidiano ai tempi del Covid-19: se noi reggiamo questo peso, parlandone, anche loro reggeranno e ci stupiranno, aiutandoci a portarlo.

A voi adolescenti, alcuni spunti di riflessione: anzitutto non temete di sentirvi in ansia, è comprensibile e condivisibile e vi aiuterà a prestare maggiore attenzione ai vostri modi di agire per difendervi dalla malattia. Fatevi contagiare dalle varie forme di attività e socialità di questo vivere surreale: ascoltate musica, ballate, leggete un libro, riordinate la vostra camera, l’ordine dello spazio fisico giova a quello mentale, continuate ad allenarvi sul tappeto, cucinate con la mamma o sistemate il giardino con il papà, la natura ci sta mostrando quanto sia bello rinascere. Quindi, concentratevi su voi stessi, continuate ad arricchire le vostre menti con la scuola nelle modalità che oggi vi offre, a voi, come a nessun altro, congeniali: organizzate la vostra giornata mantenendo dei ritmi pseudonormali, vale a dire alzatevi la mattina presto, cambiatevi, fate colazione e accendete la mente, le fatiche di oggi verranno premiate domani. Sappiamo, infine, che perdere gli eventi con gli amici, gli incontri sportivi, gli hobbies è incredibilmente spiacevole e triste: ebbene, affrontate questa tristezza, scrivendo un diario quotidiano, che un giorno diventerà un best-seller, oppure parlando con i grandi o con gli amici in rete o sul balcone, cercate soluzioni comuni, aprite nuovi canali, fate la spesa online per le persone anziane del vostro quartiere, condividete film o visite virtuali nei musei di tutto il mondo, stilando una lista dei luoghi dove un giorno andrete di persona. Insomma, fate tutto ciò che vi può far stare meglio: questo è un obiettivo che contagia tutti, voi, i vostri genitori, i vostri insegnanti e ancora tante altre figure, perché voi giovani siete “importanti e necessari” e, come tutti noi, siete chiamati a “remare insieme”.

Daniela Schiffardi – psicologa e psicoterapeuta

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