Agnesa, la giovane donna finita sul rogo perchè amava “zanzare”
“Danzando con il demonio”, il nuovo romanzo della tortonese Angela Damilano
TORTONA – «C’è una ragazza, coi capelli ramati, come un pentolone appena lucidato, una ragazza dal fisico snello e agile, con occhi grandi verdognoli e balla, balla come nessuna mai». Questa è Agnesa la protagonista di Danzando con il demonio, il nuovo libro di Mariangela Damilano, pubblicato dalle edizioni “Epokè” di Novi Ligure, uscito il 15 marzo.
Dopo 15 anni l’autrice, insegnante tortonese in pensione, con la passione per l’archeologia, il teatro e la storia locale, torna a parlare di streghe. Nel 2006 in 12 luglio 1520 (riedito da Epokè nel 2019) aveva raccontato di un processo a tre donne accusate di stregoneria avvenuto a Carezzano; ora, come lei stessa racconta, torna sull’argomento grazie a “una lampadina” che si è accesa quando ha scoperto, su testi diversi, due frammenti storici distanti tra loro, ma tra cui è nata un’originale relazione.
«Il primo frammento – come scrive l’autrice nella postfazione – è quello relativo alla storia di un rogo avvenuto nel 1522 in un luogo non precisato tra Serravalle, Stazzano e Sardigliano, in una località di crinale, autorizzato dal castellano di Stazzano, che esercitava il potere temporale nel vescovado di Tortona, che ha avuto come protagoniste tre donne, di cui conosciamo solo i nomi, Agnesa, Melina e Maria. Il secondo riguarda un affresco perduto, un rarissimo “Trionfo della Morte” o “Danza Macabra” dipinto sulle pareti della chiesa di san Pietro in Vincoli dell’abbazia di Molo Borbera. In questo affresco c’era raffigurata una donna appesa a testa in giù con la scritta “E son Agnesa che zanzava in chiesa e per lo me zanzà all’inferno son porta”: lo stesso nome della donna finita sul rogo».
Mariangela ha collegato le due Agnese, la strega e la ballerina e le ha sovrapposte facendole diventare una sola in Danzando con il demonio (198 pp., 15 euro). Come lei stessa precisa, quello che scrive «non è quasi mai frutto di una ricerca di archivio o di documenti originali» e non si definisce affatto una storica ma «un’appassionata di Storia, una lettrice onnivora di testi storici», che ama “sfruculiare” le note e le citazioni per arrivare a immaginare la vita nel passato e avvicinare il lettore a un tempo ormai lontano ma “carico di umanità”.
A raccontare, con stile appassionato e vivace, la vicenda della bella fanciulla, la cui colpa fu quella di aver danzato non solo per se stessa, ma anche per il diavolo, è proprio Agnese, la cui voce si alterna a quella dell’uomo di cui è innamorata, Luigi, un suonatore di musa.
Nella seconda parte, dopo il racconto romanzato, Angela Damilano si sofferma sulle tante pagine di “Storia seria” di cui si sente debitrice. Lo fa analizzando le persecuzioni a carico delle donne avvenute tra il 1450 e il 1550. Racconta dell’abbazia di Molo Borbera che dipendeva da quella di san Colombano e di quando, nel 1593, il vescovo di Tortona, Cesare Gambara, durante una visita pastorale, vedendo il dipinto della danza macabra, ordinò che fosse rimosso perché considerato blasfemo.
Abituata a esplorare i luoghi della memoria, l’autrice descrive anche alcuni luoghi fisici, che si possono definire “magici”, situati nella zona del Tortonese e del Novese, come i “Sasi d’l’ori” (pietre dell’olio) in una radura fra Garbagna e Carezzano e il “lapis hermiti” sempre a Garbagna e spiega la toponomastica di località ispirate al mondo della magia.
Il volume, disponibile anche in ebook sul sito della casa editrice, è un romanzo dedicato a tutte le donne “scomode”, fatte tacere dalla storia e che, finalmente, possono rompere il lungo silenzio loro imposto per raccontare come sono andati veramente i fatti.