“AlbertONE”: uno spumante che è un inno alla vita
Personaggi. Alberto Rovati ci apre le porte della sua personale cantina. L’enologo Carlo Saviotti, dell’azienda “Ca’ del Santo”, ha creato con lui un Metodo classico che fa invidia allo Champagne
BRONI – Alberto Rovati è sommelier dal 1990. Per lui, bronese, classe 1966, quello per il vino, o meglio, per la cultura del vino, è un amore che dura da più di trent’anni.
«La mia – inizia a raccontare – è una grande passione, molto più di un semplice hobby. Sono stato il più giovane formatore dell’Associazione Italiana dei Sommelier e questo mi ha dato la possibilità di girare tutta l’Italia, dalla Valtellina alla Sardegna, conoscendo tante persone, anche con un’esperienza maggiore della mia. Ciò ha contribuito in modo determinante alla mia formazione e alla mia crescita professionale».
Nel 2003 vince il titolo di campione italiano di “Viniadi”, prestigiosa manifestazione organizzata dall’Enoteca Italiana per promuovere il vino tra i giovani: «Prima le selezioni a Casteggio, e le passo, così come le semifinali in provincia di Udine che mi fanno volare a Siena per la finale. Ho vinto mettendo in ordine cinque annate di Brunello, azzeccandole tutte. Ho dei bellissimi ricordi di quei giorni con la serata conclusiva in piazza del Campo per il concerto di Edoardo Bennato».
E poi un altro “salto di qualità” con il passaggio, dodici anni fa, ad ASPI, l’Associazione Somellerie Professionale Italiana, l’unica in Italia ad essere riconosciuta a livello internazionale e questo «mi ha permesso di tenere corsi anche all’estero in qualità di relatore, promotore e commissario ASPI, allargando di molto gli orizzonti della mia passione. Basti dire che sono stato anche a Seul, in Corea, a parlare dei nostri vini italiani».
Ma che vino predilige il sommelier Rovati? «La mia attrazione – ci confida – è sempre stata per la bollicina. Non tanto il prosecco che comunque ha fatto conoscere il vino italiano nel mondo, ma il “Metodo classico” che, a mio avviso, è assimilabile allo Champagne. In Italia abbiamo la Franciacorta, il Trentino e il nostro Oltrepò pavese con il Pinot Nero, un’uva difficile da vinificare, con le sue note di frutti rossi particolari e con la fermentazione che deve essere attentamente controllata. Io amo il Pinot nero perché caratterialmente sono un po’ come lui, o mi si ama o mi si detesta!».
L’esperienza e la professionalità di Alberto Rovati non potevano che trovare pieno compimento in un vino speciale che ne porta il nome e il carattere. Ci ha pensato l’enologo Carlo Saviotti, dell’azienda “Ca’ del Santo” di Montalto Pavese, a dare forma a un vino che rappresentasse l’amico Rovati a 360 gradi.
È nato così AlbertONE, in un’elegante bottiglia che Alberto mostra con motivato orgoglio: «Ho voluto che fosse un vino che coniugasse la potenza del Pinot nero con l’eleganza dello Champagne. E Saviotti, che mi conosce bene, ce l’ha fatta alla grande. Ho chiesto che fosse a lungo fermentato su lieviti, 50 mesi quando la media è 24, senza aggiunta di zuccheri, quindi nature, cosa molto difficile da fare, che avesse un colore dai bei riflessi dorati e un profumo che richiamasse quello dello champagne. Ha la classificazione “DOCG”, denominazione di origine controllata e garantita. È un vino che si adatta a carni come l’agnello ed è perfetto per il salmone».
Ma perché questo nome, perché AlbertONE? «Negli anni Novanta il più grande vino al mondo è stato l’OpusONE, il vino americano diventato leggenda, il sogno realizzato del barone Philippe de Rothschild di Bordeaux e del vignaiolo della Napa Valley Robert Mondavi, un vino incredibile di una qualità senza compromessi. Ecco a che cosa si ispira AlbertONE: è la mia opera prima. Ma, molto più umilmente, si può leggere anche “Albertone”, vista la mia stazza!».
Il progetto non si ferma qui ed è lo stesso Rovati ad annunciarci il futuro: «Per Natale sarà pronto l’AlbertONE Rosé, prodotto sempre da Saviotti. Si tratta di un rosé alla francese; in Costa Azzurra si produce un rosé più pallido del nostro, più elegante, con profumi che ricordano i frutti rossi e il sapore delicato del pan biscotto. La bottiglia sarà bianca e l’etichetta una sorpresa». Insomma, un nuovo inno alla buona tavola e alla vita che racchiude l’entusiasmo e la giovialità di un uomo dal cuore grande.
Marco Rezzani