Allarme peste suina
La peste suina africana (PSA), malattia virale che colpisce suini e cinghiali, è arrivata anche da noi. Sono 114 (78 in Piemonte e 36 in Liguria) i Comuni inseriti dal Ministero della Salute nella “zona infetta”. Le Regioni di competenza hanno emesso un’ordinanza che prevede la sospensione di tutta l’attività venatoria e di controllo compresa l’attività di allenamento e addestramento cani; delle gare e delle prove cinofile; della ricerca e raccolta dei tartufi; di tutte le attività che ammettono l’impiego di cani, del pascolo effettuato nella forma vagante e delle manifestazioni sportive e competitive in area boschiva. Lo stop alle attività sarà in vigore fino al 30 aprile in Piemonte e fino al 13 luglio in Liguria. Il ministro Patuanelli, intanto, ha stanziato 50 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza.
La delegazione della Val Borbera e dei Colli Tortonesi capitanata da Checco Galanzino
«La peste suina africana è un’emergenza che sta dilagando nel Nord Ovest e che va arginata, ma va completamente rivisto il provvedimento scellerato messo in atto dal governo, prima che sia troppo tardi»: questo il pensiero di chi ama e rispetta profondamente boschi, colli e montagne, finiti sotto l’occhio del ciclone a causa della definizione del raggio di controllo delle cosiddette “zone infette”. Raggio di controllo che corrisponde ad una serie di divieti che rischiano di mettere in ginocchio il microcosmo economico di intere vallate del Preappennino e dell’Appennino ligure e piemontese. Poiché lo stesso governo auspicava nel 2019 che i trekker facessero da sentinelle, nel rispetto del vigente regolamento di polizia veterinaria, una delegazione che rappresenterà tutti e due i versanti del Giarolo – sia della Val Borbera sia dei Colli Tortonesi – lunedì 31 gennaio sarà ricevuta dal prefetto di Alessandria, Francesco Zito, per proporgli un’alternativa all’insegna del buonsenso. E sarà Checco Galanzino – imprenditore leader della green economy, runner di livello internazionale e fondatore di “Azalai”, associazione che valorizza i colli tortonesi attraverso lo sport e iniziative collegate – a capitanare il gruppo di appassionati di outdoor che hanno subito risposto al suo appello per mettere in atto azioni concrete a salvaguardia dell’ambiente: al tempo stesso si eviterà un disastro economico di proporzioni vastissime. Insieme a lui, a rappresentare gli oltre 300 aderenti ad un protocollo mirato, che permetterebbe agli allevamenti (attorno ai quali va predisposto un cordone sanitario) e al turismo lento di queste zone di non restare fermi per mesi, ci saranno il presidente di “Azalai” Claudio Robbiano, l’olimpionica e vice campione del mondo nella maratona Valeria Straneo, il camminatore e blogger Cristiano Zanardi, il giornalista Fulvio Massa (anima del team Gli Orsi e inventore della corsa “Porte d Pietra” in Val Borbera), l’allevatore e albergatore Marco Pietranera con un altro albergatore e ultrarunner, Massimo Martina, il presidente di Ascom Novi e Consorzio turistico Terre di Fausto Coppi, Massimo Merlano. A rappresentare rispettivamente Confesercenti Tortona e Unione Commercianti Tortona saranno presenti Andrea Bani e Orlando Deluca.
«Ho collaborato alla stesura del protocollo – spiega Michele Negruzzo, presidente dell’Associazione Albergatori e Ristoratori della Val Borbera e Valle Spinti, che fa parte della delegazione – e ringrazio Checco Galanzino per quest’iniziativa che ci vede tutti uniti. Da noi arrivano gli sportivi, certo, ma pure le famiglie con i bambini che, dopo pranzo, vanno a farsi una passeggiata, in sicurezza, vicino alle nostre strutture di accoglienza: se però ci lasciano sotto la dicitura “zona infetta”, le persone si spaventano e non vengono più. Bisogna responsabilizzare il singolo e dargli fiducia nel prendersi cura di ciò che lo circonda».
Alessandra Dellacà
Divieti anche in 16 Comuni dell’Oltrepò
I divieti sono scattati (fino al 31 gennaio) anche nei comuni della provincia di Pavia compresi nell’area di 10 chilometri confinante con la zona infetta. L’ordinanza di Regione Lombardia interessa i paesi di Godiasco Salice Terme, Rocca Susella, Cecima, Ponte Nizza, Val di Nizza, Bagnaria, Varzi, Menconico, Santa Margherita di Staffora e Brallo di Pregola e in parte i comuni di Rivanazzano Terme, Montesegale, Fortunago, Colli Verdi, Zavattarello e Romagnese.
In quest’area considerata a rischio sono scattati i controlli e nella giornata di sabato 22 gennaio sono state 11 le carcasse di cinghiale trovate dai 200 cacciatori che hanno battuto il territorio dell’Oltrepò pavese impegnati nella sorveglianza passiva, attività realizzata grazie alla collaborazione della Regione con la Polizia provinciale, l’Atc 5 (Ambito territoriale di caccia) Oltrepò Sud di Varzi e Ats Pavia, sotto il coordinamento dell’Unità operativa veterinaria regionale. Era presente anche il consigliere regionale pavese Simone Verni.
«Ringrazio l’ambito territoriale di caccia e tutte le squadre impegnate. Dopo i casi di peste suina rilevati su alcuni cinghiali in Piemonte e Liguria, vogliamo avere chiara la situazione anche in Lombardia partendo dai territori più vicini alla zona infetta. – ha dichiarato l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi – Il lavoro di questi cacciatori consentirà analisi rapide ed efficaci. È fondamentale questa prima fase per capire se la peste suina sia arrivata anche da noi oppure no. La Regione Lombardia ha istituito subito una task force per mettere in campo azioni tempestive».
«La Lombardia già dal 2012 ha un piano di monitoraggio della fauna selvatica che funziona e un sistema informatico unico in Italia per rendicontare i risultati di ogni ritrovamento. Quindi non siamo all’anno zero, ma serve un’azione massiccia per fare chiarezza sulla situazione – ha aggiunto Rolfi. – Ricordo che la peste suina comporta un blocco alle esportazioni dei prodotti suinicoli. Nella UE vige la logica della regionalizzazione, ossia lo stop alle importazioni solo dalle zone colpite, quindi al momento la Lombardia non è coinvolta. Con i paesi extracomunitari però basta un solo capo infetto per bloccare l’arrivo di carne suina da tutta Italia.
Cina, Giappone e Taiwan lo hanno già fatto, ma restrizioni arriveranno anche da altri Paesi. Per questo occorre agire immediatamente per scongiurare un danno economico enorme».
Mattia Tanzi