Amarcord di fine scuola
L’anno scolastico 20192020, strano, difficile, intriso di preoccupazione, tristezza e infine di speranza, è scivolato via, ma è stato scevro di tutti quei riti legati alla fine della scuola, che ho visto susseguirsi fin dalla prima elementare. La ragazza quest’anno è rimasta particolarmente tranquilla nei giorni immediatamente precedenti il the end, ma un po’ malinconica, tanto che si è insolitamente abbandonata a ripercorrere i tempi andati: «Ti ricordi in quinta elementare? L’ultimo giorno di scuola abbiamo salutato il maestro e tu ti sei messa a piangere davanti a tutti: che brutta figura!». Mi sembrava strano che persino nei ricordi non fosse rimasta traccia di qualche mio vergognoso errore!
Poi prosegue: «E l’ultimo giorno della prima media, quando sei piombata ai giardini della stazione e per poco non mangiavi me e S. tanto eri arrabbiata?». Come potrei dimenticarlo? Stavo transitando in auto nel corso davanti ai giardini, quando ho visto un gruppo di ragazzini forsennati improvvisare una sorta di ridda intorno alla fontana: tra questi spiccavano le due inconfondibili criniere leonine delle due allora dodicenni.
Scesa come una furia dall’auto, le trascinai via insultandole, proprio un attimo prima che i compagni decidessero di fare un bagno rinfrescante nella fontana! «E in seconda media? Ero così ricoperta di farina, schiuma da barba e uova che, quando mi sei venuta a prendere, hai dovuto mettere il telo del cane sul sedile della macchina, prima di farmi salire! Come mi ero divertita!». Anche io mi divertii un sacco a solcare i suoi passi con la scopa elettrica e a cestinare tutto l’abbigliamento, irrecuperabile, di quel giorno! In un crescendo musicale, ecco arrivare il clou: «Certo che l’ultimo giorno della terza media pensavo proprio ti venisse l’infarto! Ti ricordi? Hai urlato per mezz’ora, perché non credevi alla mia versione e invece ero una povera vittima indifesa!». Le va riconosciuta la ragione: all’uscita da scuola una compagna, di corporatura minuscola, lanciò una bottiglietta d’acqua che finì per atterrare sulla testa di una bidella: la ragazzina si abbassò e la bidella accusò il primo pescione che le balzò agli occhi e che si stava sbellicando dalle risate: fui convocata dalla preside. Fu solo per il timore di una segnala zione al Telefono Azzurro che mi trattenni dal fare ciò che l’istinto mi suggeriva! Grazie all’intervento di un testimone oculare l’equivoco si dissipò. «E l’anno scorso? Che emozione la prima fine anno al liceo! Ci hanno bagnate tutte, ma il corteo dei maturandi è stato bellissimo!». E quest’anno? Citando una nota canzone, cosa resterà? La ragazza è lapidaria: «Resterà nei ricordi come l’anno in cui siamo diventati forti».
E tanto basta, ad perpetuam rei memoriam!