Amo le rose che colsi
di Maria Pia e Gianni Mussini
24 novembre, ore 8.30. A casa Mussini suona il campanello: è una consegna di fiori.
Apre Maria Pia, a quell’ora normalmente in condizioni più presentabili rispetto a Gianni (che ama indugiare in pigiama e giacca da camera fra colazione e lettura online dei giornali).
Il fiorista consegna un mazzo – o meglio – un fascio di cinquanta rose tutte di colore rosa. Avete letto bene: cinquanta rose, che messe insieme fanno un bel colpo d’occhio.
Maria Pia capisce al volo. Il 24 novembre di cinquant’anni fa un Gianni un pochettino impacciato, lui di solito così sicuro di sé, le si era presentato con in mano una rosellina rosa…
Fu l’inizio della nostra storia, pur annunciata – come succede in ogni innamoramento che si rispetti – da tanti minimi segni premonitori.
Dopo cinquant’anni, al giubileo d’oro di questa data (che del resto da allora è stata festeggiata ogni anno, sebbene in proporzioni più modeste), la rosellina si è inevitabilmente moltiplicata…
Per una felice combinazione, è stata testimone dell’evento anche nostra figlia Lorenza che, tornata da Istanbul per qualche giorno di ferie, ne ha approfittato per scattare diverse foto di papà e mamma con il fascio di rose. E naturalmente ha voluto postare una di queste immagini sulla pagina Facebook di Gianni, con un successo da influencer di prima categoria.
Ma commovente è stata anche la reazione del fiorista, erede dello stesso negozio di cinquant’anni fa (allora lo gestiva la sua mamma, che aveva venduto a Gianni la rosellina galeotta). Ha poi voluto che gli raccontassimo tutta la storia, considerandola una pagina degna degli annali della fioreria.
Che dire? Noi non siamo per nulla una coppia perfetta, anche perché le coppie perfette non esistono. Ma, con tutti i nostri difetti (che sono un sacco), abbiamo sempre cercato di tener viva l’estetica del nostro amore, non dimenticandone mai il punto di partenza, le prime sorgenti.
Il fatto che così tante persone (di tutte le idee e sensibilità, anche distanti dalle nostre) siano rimaste colpite da questa storia dimostra – almeno così ci sembra – che un senso gentile e persino “epico” dell’amore non è poi così fuori dal mondo o che forse il mondo stesso ne prova ammirazione se non addirittura nostalgia. Chissà.
“Non amo che le rose che non colsi”, scrisse un poeta a noi carissimo, Guido Gozzano.
Ma per una volta non siamo d’accordo con lui: il bello della vita è nel nunc, il “qui e ora” in cui si gioca l’esistenza. Solo così è possibile mantenerla in un sentore di eterno in grado di dare senso alle cose. Anche in amore.
Intanto, noi abbiamo prenotato il fiorista per le prossime 50 roselline, ben sapendo che il meglio deve ancora venire. In questa vita, e oltre.
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