Amore di zaffiro
di Maria Pia e Gianni Mussini
Quarantacinque anni fa l’11 aprile era il lunedì di Pasqua. Ci siamo sposati proprio quel giorno. E così quest’anno ci troviamo a festeggiare le nozze di zaffiro che – come si legge nei manuali dedicati a queste cerimonie – andrebbero sottolineate da confetti, abiti, addobbi floreali nei toni del rosso: il tutto dovrebbe poi essere sigillato da un gioiello in oro bianco e zaffiro (da destinare naturalmente alla moglie).
Un galateo che, lo confessiamo, ci fa un poco sorridere, anche perché rischia di offuscare nelle forme il cuore dell’evento: la memoria viva di un grande giorno in cui le nostre vite – davanti all’Altare – si sono intrecciate per sempre, acquistando da allora un sapore tutto nuovo.
Naturale che, siccome non siamo angeli, contino anche i segni tangibili con cui si festeggia, ma forse sarebbe meglio dire si “celebra”, l’evento. A noi è bastato un bel brindisi di coppia insieme al figlio Giacomo, ma con le figlie e la nipotina Miriam collegate via WhatsApp. E gli auguri di fratelli, cognati, amici… Poi una bella torta fatta in casa e due regalini due, di quelli “pensati” (che cosa? I regali tra “Ciccio” e “Popa” saranno oggetto di un articolo a parte…).
Però non manca la Messa, che conferma quella celebrata il gran giorno dal nostro amico don Sandro Maggiolini nella parrocchia di San Gerardo a Monza, e che ci rafforza e sostiene nel cammino di tutti i giorni.
Riguardando le fotografie del matrimonio (non usavano ancora i video, men che meno le foto digitali e noi non avevamo soldi da sprecare: quindi solo foto ufficiali dei momenti clou) vediamo tanti volti di persone che ci hanno lasciato, ma anche nipotini che ora sono a loro volta genitori di ragazzi grandi; leggiamo nei nostri visi quell’emozione stanca e felice che ancora ci ricordiamo di aver provato nei momenti solenni della celebrazione e in quelli più festosi del taglio della torta. Poi via dalle nostre vecchie e comode case per inventarne una nuova che avesse il sapore e l’impronta di noi due.
In ogni evento decisivo della vita, anche il più dolce come appunto il matrimonio, c’è dunque una punta di dolore perché esso segna il congedo da una parte di sé. Ma è solo così che si progredisce e si spalancano le porte del futuro, dove una vita tutta nuova ci attende.
Nella liturgia della nostra vita gli anniversari sono importanti perché danno luce e calore al tempo che passa. Per questo a casa nostra abbiamo sempre festeggiato con cura i compleanni, gli onomastici e anche altre ricorrenze meno tradizionali (come la prima rosellina rosa donata da Gianni a Maria Pia): occasioni che ci dicono che la vita ha un senso e non è un’anonima addizione di giorni. E che perciò è saggio e bello fermarsi ad assaporarne ogni momento.
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