Anche dalla sofferenza si può rinascere

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Giornata mondiale del Malato. L’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, ritorna l’annuale ricorrenza che mette al centro chi deve lottare, ogni giorno, per superare difficoltà legate alla salute. Come il pugile Simone Dessì, di Vignole Borbera, campione di boxe su una carrozzina

di Daniela Catalano

Se è vero che le persone possono guarire dalle malattie, è altrettanto vero che, a volte, sono proprio le malattie a diventare motivo di guarigione. Lo può testimoniare Simone Dessì, 35 anni, di Vignole Borbera, il protagonista che abbiamo scelto per “raccontare” la Giornata mondiale del Malato attraverso una storia. Il giovane, infatti, ha saputo guardare in faccia la sofferenza e da questa ripartire, rialzando la testa.

A soli 21 anni la sua vita è cambiata irrevocabilmente. Mentre si trovava sul posto del suo nuovo lavoro, in fabbrica, il 21 dicembre del 2009 è stato travolto da due finestre di 150 kg l’una, che gli sono cadute addosso, provocandogli gravi lesioni al midollo. Ed è rimasto paralizzato per sempre. In un attimo ha perso tutto e ha sperimentato il dolore e l’angoscia.

«Dopo la lunga e intensa fisioterapia – racconta Simone – ho recuperato qualcosa ma non sono più riuscito a camminare. All’inizio, quando ho preso consapevolezza della gravità di quanto accaduto, per me è stato molto difficile affrontare la realtà ed elaborare l’accaduto e ho avuto bisogno di tanto tempo. Poi ho cominciato ad accettare la mia disgrazia, grazie anche all’aiuto della mia famiglia e di mia sorella Valentina che mi è sempre stata accanto». Oggi Dessì risiede a Vignole e, insieme alla fidanzata Anna e alla cagnolina Marley, ha finalmente trovato una ragione di vita grazie allo sport, in particolare alla boxe, nota anche come “nobile arte della difesa”, come la chiamò nel XVIII secolo il leggendario pugile inglese James Figg.

Per Simone lo sport è stato importante fin dall’inizio del suo percorso di ripresa; ha sempre frequentato le palestre e ha cercato di non smettere mai di allenarsi e tenersi in forma. Ha giocato per un certo tempo a ping-pong, gareggiando con i campioni italiani di tennis tavolo e poi ha praticato l’hand bike, partecipando al campionato italiano e conoscendo anche Alex Zanardi. «Dopo un po’ di tempo, però, mollavo tutto perché non trovavo lo stimolo giusto. – prosegue il giovane – Ho sperimentato anche un periodo buio, di depressione e il Covid non ha certamente migliorato la situazione. Proprio nel periodo del lockdown, nel 2020, ho iniziato a seguire la boxe e a guardare i match di professionisti. Sui “social” ho visto dei ragazzi che combattevano in carrozzina sul ring ed erano felici. A quel punto mi sono detto: ci provo. Ho cercato una palestra vicino a me e ho iniziato a sottopormi ad allenamenti quotidiani. Solo così ho capito di avere un interesse che mi dava allegria e positività. Oggi mi dedico completamente alla boxe che è diventata la mia ragione di vita».

Mentre Simone frequentava diverse palestre della sua zona, ma anche a Milano e a Torino, ha conosciuto Eugenio Drago, il proprietario della “Tana del dragone” ad Alessandria, con il quale ha sviluppato un rapporto di amicizia e di collaborazione sportiva. Entrambi sono reduci da incidenti molto brutti e Drago è stato aiutato a ricominciare dal compianto pugile vogherese Giovanni Parisi. Quando ha conosciuto Simone ha capito la sua necessità e il suo entusiasmo e ha deciso di stargli accanto. Oggi Simone racconta con voce emozionata che «la boxe gli ha insegnato a guardare al futuro con ottimismo e a lottare sempre duramente per raggiungere il traguardo prefissato». «Quei guantoni – afferma convinto – mi hanno fatto capire che niente è impossibile se ci si crede davvero. La boxe è uno sport che mi ha dato tanto perché richiede sacrificio fisico, costanza, passione e soprattutto dedizione».

Il 14 ottobre del 2022 Simone ha realizzato un suo grande sogno: è salito sul ring all’Arena di Monza e si è esibito nel prematch del titolo europeo dei pesi Gallo che è stato conquistato da Alessio Lorusso, suo grande amico. Con la sua grinta e la sua determinazione è diventato l’icona nazionale della disciplina e il 27 gennaio scorso è stato il protagonista del programma condotto da Stefano Buttafuoco, “Il cacciatore di sogni”, che racconta la disabilità capovolgendo gli stereotipi legati all’handicap, in onda in seconda serata su Rai 3.

«Il mio obiettivo – aggiunge il giovane atleta – è fare in modo che le esibizioni di paraboxe possano diventare delle competizioni vere e proprie, come accade all’estero, dove si svolgono già i campionati. Lo sport deve aiutare tutti a ritrovare il sorriso come è stato per me». In questo ultimo anno Simone ha aperto un gruppo su Facebook che si chiama “Vitadaspecialbox” e uno su WhatsApp nel quale chatta con tanti atleti che per diversi motivi si trovano in situazioni di difficoltà. «Ho conosciuto tanti giovani in tutta Italia e ora voglio portare la paraboxe alle Paralimpiadi. La Federazione sta studiando un regolamento per l’Italia e spero, un giorno, di poter partecipare e vincere».

Alla vigilia della Giornata Mondiale del Malato, il messaggio che il pugile vuole trasmettere è che per superare la sofferenza è necessario trovare qualcosa nella quotidianità che dia soddisfazione e continuare a farla. «Io mi sono aggrappato alla boxe – conclude – perché mi dava dei benefici fisici e anche mentali. Mi ha salvato. In futuro vorrei andare negli ospedali e dire che la vita non è finita e che bisogna lottare perché può essere ancora bella nonostante la malattia. Ho trovato dentro di me la forza per andare avanti e oggi so che non sono solo e che posso ancora fare molto per me e per gli altri. L’importante è riprendere in mano la propria vita e migliorarla giorno per giorno».

Le celebrazioni in Diocesi con il vescovo e l’O.F.T.A.L.

L’11 febbraio la Chiesa celebra la Giornata mondiale del Malato, giunta alla XXXI edizione e istituita il 13 maggio 1992 da papa Giovanni Paolo II che scelse l’11 febbraio giorno della memoria liturgica dell’apparizione della Madonna a Lourdes. Papa Francesco il 10 gennaio scorso ha presentato il suo Messaggio per il 2023 che si intitola “«Abbi cura di lui». La compassione come esercizio sinodale di guarigione”. Prendendo spunto dalla parabola del buon samaritano, fa notare che c’è “una connessione profonda” tra il racconto evangelico e “i molti modi in cui oggi la fraternità è negata”. In particolare, “il fatto che la persona malmenata e derubata viene abbandonata lungo la strada” rappresenta per il Pontefice “la condizione in cui sono lasciati troppi nostri fratelli e sorelle nel momento in cui hanno più bisogno di aiuto”. Per questo, la conclusione della parabola “suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si possa allargare a una cura organizzata” per far sì che “ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute”.

In Diocesi l’associazione O.F.T.A.L. organizza due momenti di preghiera in onore della Madonna di Lourdes.

Il primo venerdì 10 febbraio, alle ore 20.45, presso le suore Benedettine di Voghera e il secondo sabato 11 febbraio, giorno della festa, in cattedrale a Tortona dove, alle ore 18, il vescovo Mons. Guido Marini celebrerà la Santa Messa e impartirà l’unzione degli infermi. Saranno presenti i volontari dell’O.F.T.A.L.

Intenzione per la Preghiera dei Fedeli

Per quanti sono ammalati. Le sofferenze fisiche, morali e spirituali non prendano mai il sopravvento su di loro, e possano con fiducia accostarsi a Cristo, medico celeste, per trovare conforto e guarigione dalla Sua forza ristoratrice e rigeneratrice, preghiamo

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