Ancora uno stop ai lavori di restauro

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La chiesa di Carbonara Scrivia in attesa di importanti interventi

CARBONARA SCRIVIA – Nel 2018 l’abside della chiesa di S. Martino, per evidenti e pericolose crepe, è stata messa in sicurezza grazie alla generosità dei parrocchiani e ai contributi pervenuti dalle Fondazioni CR Tortona e CR di Alessandria, dalla Pro Loco del paese, dalla S.O.M.S. e dal Comune di Carbonara, che ha anche acquistato il campo sportivo parrocchiale. Nel corso dello stesso anno è stato chiesto al Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC) un contributo per il consolidamento statico e per la riduzione della vulnerabilità sismica dell’abside e per il suo restauro architettonico. Ottenuta la conferma di 250.000 euro, il lockdown del 2020 ha fatto slittare tutte le pratiche amministrative e tecniche.

Nell’estate scorsa, erano stati individuati il RUP (Responsabile uni- co di procedimento) indicato, per conto del MIBAC, dalla Soprintendenza Archeologica delle Province di Alessandria, Asti e Cuneo e i tecnici per la progettazione architettonica e strutturale e per il coordinamento della sicurezza.

Purtroppo, nei mesi di ottobre e novembre, a causa della situazione sanitaria, ci sono stati nuovi rallentamenti. Il RUP, inoltre, proprio in questi giorni, ha lasciato l’incarico; si attende ora la nuova nomina per la partenza dei lavori, che hanno anche il sostegno attivo della Diocesi di Tortona. «Spero che a breve si dia corso alla gara per la scelta dell’impresa e finalmente si possa partire»: questo l’augurio formulato da Piero Massiglia, componente del Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia.

Il contributo deliberato di 250.000 euro, gestito direttamente dal Ministero, è per le opere di consolidamento strutturale dell’abside.

In seguito sarà necessario provvedere al restauro dei quadri, degli affreschi e delle vetrate.

«Sono tutti lavori molto onerosi che la parrocchia non può sostenere con fondi propri. – spiega Massiglia – Per l’emergenza sanitaria sono venute meno quelle attività che sono “linfa vitale” per le casse parrocchiali già provate dalle spese ordinarie. Noi, come parrocchiani e come comunità, siamo i custodi della nostra parrocchiale e di tutti i beni in essa contenuti.

L’abbiamo ricevuta in eredità dai nostri padri e abbiamo il dovere di tramandarla a chi verrà dopo di noi in condizioni uguali o migliori di quello in cui l’abbiamo ricevuta. Dobbiamo, perciò, essere parte attiva per contribuire fattivamente alla sua tutela». Massiglia, insieme alla comunità, continuerà a chiedere contributi alle Fondazioni e agli enti pubblici.

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