Angelo Galimberti è sacerdote

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L’ordinazione del giovane di Verrua Po nella congregazione della Sacra Famiglia di Martinengo e la prima Messa nella chiesa del suo paese alla presenza del vescovo

MARTINENGO e VERRUA PO – Sabato 19 marzo nella chiesa di Santa Maria Incoronata di Martinengo, in provincia di Bergamo, nella casa generalizia della Congregazione della Sacra Famiglia, fondata da santa Paola Benedetta Cerioli, padre Angelo Galimberti, originario di Verrua Po, ha ricevuto l’ordinazione presbiterale.

La celebrazione è stata presieduta da Mons. Ottorino Assolari, vescovo emerito di Serrinha in Brasile, alla presenza dei famigliari e degli amici, dei confratelli della famiglia religiosa di don Angelo e di un gruppo di amici di Verrua Po, guidati dal parroco don Luigi Murru.

Il celebrante, nell’omelia, ha raccomandato a don Angelo di essere sempre «uomo della Parola da annunciare, uomo del mistero da celebrare, uomo della carità da condividere» e, ricordando la solennità di san Giuseppe, lo ha invitato ad essere, come Giuseppe, «presenza accanto, chiamato a vivere il ministero sacerdotale con cuore di padre».

La liturgia di ordinazione è poi proseguita con l’assunzione da parte dell’eletto degli impegni sacerdotali, il momento commovente dell’invocazione dei santi con Angelo prostrato a terra, l’imposizione delle mani sul capo dell’ordinando e la preghiera di ordinazione, la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione crismale e la consegna del pane e del vino.

Il giorno dopo, domenica 20 marzo, la festa si è spostata a Verrua Po, dove don Angelo ha visto crescere la sua fede e dove ha celebrato la Santa Messa nella chiesa parrocchiale. In tanti, a iniziare dal sindaco Pierangelo Lazzari, hanno voluto stringersi al novello sacerdote. Insieme a lui sull’altare il vescovo Mons. Guido Marini, il parroco don Luigi Murru e i confratelli della Congregazione della Sacra Famiglia.

Il vescovo nell’omelia si è rivolto a don Angelo e alla comunità con stile paterno. Ispirandosi alla prima lettura della terza domenica di Quaresima, che narrava dell’esperienza straordinaria fatta da Mosè sul Sinai, dove vide un roveto che bruciava e non si consumava ed ebbe un incontro con Dio che gli cambiò la vita. Stare sempre davanti al roveto ardente: è l’invito e l’augurio rivolto dal vescovo a padre Angelo. Il roveto ardente per lui dovrà essere prima di tutto nella celebrazione dell’Eucarestia: «Il tuo roveto ardente sarà dunque questo: la Messa e con la Messa il tuo incontro quotidiano con il Signore. Ricordati che tutto nella vita di un sacerdote parte dall’altare, tutto ritorna all’al- tare, tutto parte da Dio, tutto deve trovare radici in Dio, tutto torna a Dio. Lui è il centro, il primo, il tutto della tua vita. Se sarà così, Dio che è roveto ardente ti infiammerà continuamente il cuore, ti riempirà di gioia con la sua presenza, illuminerà di splendore il tuo cammino, sarà la forza e il coraggio della tua giornata, sarà speranza che ti riempirà il cuore sempre, anche nei momenti di fatica, sarà davvero l’amore della tua vita, che tutto fa, tutto spinge, tutto illumina, tutto incoraggia». Mosè accanto al roveto ardente «si è sentito amato, ha capito di essere al centro dell’attenzione del Signore, ha capito di essere un nome scritto sul palmo della mano di Dio». «Se tu rimarrai – le parole del vescovo Guido – sempre vicino a quel fuoco ardente che è il Signore, avrai la gioia di sentire pronunciato il tuo nome, sempre, ogni giorno, con amore infinito; avrai la gioia e la grazia di capire che sei nel cuore di Dio; avrai la grazia e la gioia di osservare il tuo nome scritto sul palmo della mano del Signore; avrai la gioia indicibile – indicibile sì – di sentirti stretto nell’abbraccio del Signore che ti ama, che ti ama davvero, con amore fedele e con amore di predilezione; ascolterai il tuo nome detto da Lui, da Colui che è il tutto della tua vita». Mosé vicino al roveto ha pronunciato il suo “Eccomi” a Dio. Il Vescovo ha ricordato a don Angelo che, rimanendo davanti al roveto ardente, il suo “si” sarà «sempre più vero, sempre più bello, sempre più coinvolgente, sempre più profondo», diventando «sempre più un sì totale, complessivo», un «“Amen” detto al Signore come risposta di amore all’amore che ti ha chiamato e che ti chiama». «Se starai lì accanto al roveto ardente – ha concluso – capirai quella Parola che Mosè ha ascoltato: io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Capirai che il Signore ti dirà: io sono il tuo Dio, il tuo Dio con te, vicino a te, che cammina sempre al tuo fianco, che è tuo compagno di strada, che è l’amico vero. Potrai sperimentare la gioia di non essere mai solo. Il sacerdote che sta accanto al roveto ardente non è mai solo, perché vive l’esperienza del Dio con lui, di questo Dio che è tuo, che vuole essere tuo, che vuole entrare nella tua vita. Sperimenterai la bellezza che nulla della tua esistenza è al di fuori di Lui, della sua presenza, della sua provvidenza e del suo amore, perché Egli è tuo e vuole essere tuo».

Anche a Verrua, come il giorno prima a Martinengo, al termine della celebrazione padre Angelo ha ringraziato tutti e ha avuto un pensiero carico di affetto per don Paolo Baffi, compianto parroco di Verrua, di cui ha avuto in dono dai famigliari il calice della prima Messa.

Don Angelo lo userà per rinnovare ogni giorno il mistero d’amore dell’Eucaristia nel ricordo di un sacerdote mite e buono che ha avuto un ruolo importante nella “costruzione” della vocazione di Angelo.

Marco Rezzani

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