Arrivano le maniglie che uccidono i virus
L’azienda KME, con lo stabilimento di Serravalle, lancia sul mercato la nuova linea “SaCup”
NOVI LIGURE – Maniglioni antipanico, banchi scolastici, corrimano e maniglie presenti in aeroporti, stazioni e sui mezzi di trasporto. Sono molti gli oggetti con i quali ogni giorno si entra in contatto e che si trasformano in un pericoloso veicolo di batteri, soprattutto in un periodo di emergenza pandemica come quello attuale.
Dal settembre scorso, la multinazionale del rame, la KME ha lanciato sul mercato “SaCup”, una linea di produzione che ha come obiettivo quello di sostituire materiali potenzialmente contagiosi con altri che abbattono la loro carica virale.
Degli 8 stabilimenti presenti in Europa, Stati Uniti e Cina, uno si trova a Serravalle Scrivia.
Una realtà importante per il territorio, che conta 250 dipendenti interni più altrettanti coinvolti esternamente nell’attività di fabbrica.
Il sito locale è specializzato nella produzione di tubi.
«Si tratta di tubi a uso idrotermo sanitario e industriale; – spiega Vincenzo Autelitano, direttore tecnico KME – abbiamo realizzato studi e ricerche per validare le caratteristiche antibatteriche e antivirali dei nostri prodotti.
Dopo soli 10 minuti dal contatto, la carica virale crolla del 90%.
Dopo un’ora, è abbattuta al 100%.
Sono materiali indistruttibili e del tutto recuperabili una volta terminato il loro uso». I due stabilimenti nazionali (l’altro è in Toscana) fatturano in media annualmente 400 milioni di euro, 80 dei quali derivanti dal lavoro dell’impianto serravallese. Un giro di affari che nel 2020 si è contratto dell’8% circa.
Una riduzione quasi fisiologica, dovuta alla crisi economica e sanitaria, ma sicuramente meno impattante rispetto a quella di tante altre realtà industriali.
«Grazie a “SaCup”, non solo vogliamo recuperare la percentuale di produzione persa a causa delle restrizioni imposte, ma puntiamo in futuro a incrementarla, perché abbiamo la capacità produttiva per poterlo fare. – conclude – Una crescita che per ora possiamo stimare a due cifre in più rispetto ai nostri volumi abituali».
Luca Lovelli