Beata Angelina di Marsciano

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Con il decreto datato 8 marzo 1825, firmato da Leone XII, Angelina di Marsciano, detta anche di Montegiove, fu dichiarata beata. Angelina, che la Chiesa ricorda il 14 luglio, è considerata la fondatrice del Terz’Ordine Francescano regolare femminile. Per prima, infatti, ottenne da Papa Bonifacio IX nel 1403 l’autorizzazione a vivere in comune, senza clausura. Un segno iconografico ricorrente nella sua raffigurazione è il fuoco nella mano, segno di quello che ardeva in lei nella contemplazione e nella carità fraterna e che si era acceso durante la sua giovinezza, vissuta nella sofferenza e nelle contraddizioni. Nata intorno al 1357, nel castello di Montegiove, vicino a Orvieto, da un ramo della nobile famiglia dei conti di Marsciano, non conobbe suo padre, morto di peste nell’anno in cui le nacque.

Perse a sei anni anche la madre e poi i tre fratelli, tutti senza discendenza. Fu soprannominata la contessa “povera del Signore”. Le notizie che si hanno su di lei provengono dalla biografia ricostruita dall’erudito folignate Ludovico Jacobilli nel secolo XVII. In essa si racconta del suo matrimonio avvenuto a Civitella del Tronto, con il conte francese Giovanni de Termis, morto due anni dopo le nozze, di un’intensa attività caritatevole ed educativa e del suo proselitismo tra le giovani donne che le valse l’accusa di stregoneria.

Lei si difese davanti al re Ladislao di Napoli che la prosciolse ma dispose che andasse in esilio per evitare ulteriori disordini. Recatasi ad Assisi nella basilica di S. Maria degli Angeli ebbe una visione in seguito alla quale fondò a Foligno il monastero di S. Anna per le terziarie, con l’approvazione del vescovo del luogo, divenendo la prima badessa.

Nel 1428 il papa Martino V riconobbe la “Congregazione di Foligno”, che abbracciava fraternità sparse tra Umbria, Lazio, Toscana, Marche e Abruzzo. Di questa fu ministra generale fino alla morte, avvenuta il 14 luglio 1435.

Alla congregazione fu imposta nel 1617 la clausura che fu revocata nel 1903 consentendo così alle suore terziarie di riprendere l’apostolato esterno. Questa Federazione di Fraternità si fondava su tre pilastri: la preghiera come luogo dell’incontro con Dio; la vita fraterna da costruire nella semplicità e nel rispetto di ogni sorella e la vicinanza ai fratelli nel mondo.

Il corpo incorrotto della beata, ha continuato ad essere venerato dai fedeli nella chiesa di S. Francesco a Foligno fino al 2010 quando è stato traslato nel monastero di Sant’Anna, da lei fondato.

Daniela Catalano

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