Beata Chiara “Luce” Badano
Grandi occhi limpidi e sorriso aperto: così è descritta Chiara Badano, la giovane beatificata il 25 settembre 2010 e ricordata dalla Chiesa il 29 ottobre, giorno in cui nel 1971 nasce a Sassello, paese dell’entroterra ligure in provincia di Savona ma in diocesi di Acqui Terme.
I genitori, Maria Teresa e Ruggero, dopo 11 anni, la accolgono come una grazia della Madonna delle Rocche che avevano invocato. Figlia unica, cresce in un ambiente sereno.
Ama la natura e il gioco e fin da piccola è devota a Gesù e alla Vergine Maria. Ha una particolare attrattiva per gli “ultimi”, che copre di attenzione, rinunciando spesso a momenti di svago. Per la prima comunione riceve il libro dei Vangeli e lo definisce «un magnifico libro». A 9 anni conosce i Focolarini di Chiara Lubich ed entra a fare parte dei Gen (Generazione Nuova). Dai quaderni emergono gioia e stupore e la volontà di «mettere Dio al primo posto e di dirgli sempre sì». Terminate le medie a Sassello si trasferisce a Savona, dove frequenta con buoni risultati il liceo classico.
Terminata la prima liceo, appare pallida e un po’ stanca ma non se ne preoccupa. Ha 17 anni e sta bene. Verso la fine dell’estate, durante una partita di tennis, un dolore lancinante alla spalla sinistra la costringe a lasciar cadere la racchetta.
Dagli accertamenti all’ospedale “Santa Corona” di Pietra Ligure si scopre che la causa del male è un grave osteosarcoma con metastasi diffuse.
Cominciano le visite e i ricoveri in ospedale ma Chiara non perde mai il suo sorriso. La sua cameretta diventa luogo di incontro e di preghiera. Il 7 febbraio 1989 entra nell’ospedale “Molinette” di Torino, dove il 28 subisce la prima operazione. Al risveglio, afferma: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io!». Nonostante le cure, il tumore prosegue inesorabile.
Chiara si rivolge alla Madonna con un bigliettino: «Mamma Celeste… ti chiedo il miracolo della guarigione; se ciò non rientra nella volontà di Dio, ti chiedo la forza necessaria a non mollare mai». I dolori aumentano ma sulle sue labbra non si sente mai un lamento, neppure quando inizia la perdita dei capelli e dell’uso delle gambe. «Dio mi ha tolto le gambe, ma mi ha dato le ali…» dichiara un giorno la giovane.
Chiara Lubich, che la seguiva da vicino, in una lettera le aveva dato il soprannome “Luce”. Prima di morire si prepara per incontrare il suo “Sposo” e sceglie un abito bianco con una fascia rosa. Le ultime sue parole sono state: «Mamma sii felice, perché io lo sono».
Muore all’alba del 7 ottobre 1990. La sua tomba si trova nel cimitero di Sassello.
Daniela Catalano