Beata Elena Enselmini

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Nel XIII secolo a Padova visse Elena Enselmini che la Chiesa venera come Beata il 4 novembre. La sua vita è strettamente legata a quella di san Francesco che incontrò quando era una ragazzina. Elena era nata a Padova nel 1207, nella nobile famiglia degli Enselmini; non si hanno notizie né sulla sua infanzia, né sulla formazione spirituale ricevuta all’interno della sua famiglia. Il suo primo biografo la descrisse come una fanciulla intenta a dedicarsi alla preghiera e alla devozione.

Sicuramente rimase affascinata dai contenuti della predicazione francescana a Padova e dall’esempio di semplicità, umiltà e totale povertà offerto dalla vita dei frati minori.

Nel 1220, san Francesco passò da Padova e pose la prima pietra del convento di Santa Maria della Cella (Arcella), dove, pochi anni dopo, visse sant’Antonio. In quell’occasione si racconta che fu proprio il poverello di Assisi a dare l’abito di santa Chiara a una giovane di soli tredici anni che era appunto Elena. Lei, infatti, fu tra le prime sorelle che diedero vita alla comunità clariana padovana. Le fonti raccontano che abbracciò con grande entusiasmo la scelta di povertà proposta da Francesco e nonostante avesse una natura delicata, non si risparmiò alcuna indigenza sviluppando un atteggiamento penitenziale molto intenso. Elena era spinta da un profondo amore per il Signore Gesù e aveva anche una spiccata devozione mariana. Per sei anni, la sua vita fu un’esperienza gioiosa, nonostante le privazioni e le durezze. Intorno ai vent’anni, però, sopraggiunsero gli anni delle tenebre.

Elena dovette affrontare un’infermità prolungata e dolorosa che la condusse alla morte. Divenuta cieca e muta, e gravata da molti dolori alle articolazioni mantenne intatte le facoltà mentali e l’uso dell’udito che le permise di comunicare con le sorelle che l’assistevano.

Impedita nella parola, escogitò un sistema alquanto ingegnoso per farsi capire: faceva ripetere alle sorelle le lettere dell’alfabeto fino a giungere a quella che l’interessava. Le monache mettevano assieme le parole così composte, potendo capire quello che lei voleva comunicare. La beata godette anche di stati mistici del tutto particolari, di numerose estasi e visioni e attraverso il suo linguaggio ne dettò il resoconto alle consorelle. In alcune di queste visioni poté contemplare il tormento delle anime all’inferno, la loro sofferenza in purgatorio e la gioia dei beati in Paradiso.

Morì a soli 24 anni nel 1231.

Papa Innocenzo XII con decreto del 29 ottobre 1695, riconobbe ufficialmente il culto della beata che riposa nel santuario dell’Arcella a Padova.

Daniela Catalano

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