Beato Józef Jankowski
Il Beato di questa settimana è Józef Jankowski e appartiene a un gruppo di 108 martiri polacchi della Seconda Guerra mondiale, rappresentanti del clero e dei laici, che Papa Giovanni Paolo II ha beatificato il 13 giugno 1999 a Varsavia. Józef, che la Chiesa commemora il 16 ottobre, nacque a Czyczkowy, nella Polonia del nord, il 17 novembre 1910, secondo degli otto figli. Dopo un’infanzia in cui sperimentò l’amore alla preghiera e si distinse per la sensibilità verso il prossimo, sentì la chiamata al sacerdozio e iniziò a frequentare a Suchary il ginnasio nella scuola gestita dalla Società dell’Apostolato Cattolico, fondata da san Vincenzo Pallotti, i cui sacerdoti sono chiamati “pallottini”. Un anno prima dell’ordinazione scrisse a uno dei suoi fratelli: «Desidero amare Dio più della mia vita». Fu ordinato sacerdote il 2 agosto 1936 a Suchary. Fu cappellano e catechista nelle scuole di Ołtarzew e della zona circostante, responsabile della Crociata Eucaristica e segretario del comitato per l’aiuto dei bambini. Nei primi giorni della Seconda Guerra Mondiale e dell’occupazione tedesca restò a Ołtarzew, prestando aiuto alla popolazione, rischiando la vita.
Nel frattempo, divenne anche tesoriere del Seminario e, il 31 marzo 1941, fu eletto maestro dei novizi. La sua passione più grande erano i bambini e i giovani, che cercava di condurre sulla via della santità, alla scuola di santa Teresa di Gesù Bambino, che ebbe una profonda influenza sulla sua vita interiore. Maturò un’intensa devozione per Gesù Eucaristia e per la Madonna, venerata dalla sua congregazione come Regina degli Apostoli.
Il 16 maggio 1941 Józef fu arrestato dalla Gestapo e condotto al carcere di Pawiak presso Varsavia, da cui, dopo due settimane di crudeli torture, fu trasportato al campo di sterminio di Auschwitz. Registrato come detenuto numero 16895, sopportò con dignità e serenità per cinque mesi persecuzioni, umiliazioni e angoscia. Il 16 ottobre 1941, infine, fu torturato dal kapò Krott, famigerato per le sue bestialità, e poi condotto a morire nel reparto degli ammalati. Un testimone oculare riferì nel corso del processo di beatificazione: «Mezzo ammazzato dal sanguinario Krott, kapò del commando di lavoro “Babice”, fu ricoverato all’ospedale del campo. Il giorno dopo andai a trovarlo, ma era già morto, non so se in seguito alle percosse o a un’iniezione letale, praticata regolarmente ad Auschwitz». Il suo corpo fu gettato nel forno crematorio. Gli mancava un mese per compiere 31 anni.
Daniela Catalano