Beato Rolando Rivi
Di Daniela Catalano
Durante la Seconda Guerra mondiale sono stati tanti i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi, i laici di Azione Cattolica che hanno testimoniato la loro fede e l’amore per i fratelli, arrivando fino al dono della vita. Tra questi c’è Rolando Rivi, proclamato beato da Papa Francesco il 28 marzo 2013 e ricordato il 13 aprile. Nasce il 7 gennaio 1931 in una famiglia contadina a San Valentino di Castellarano, in provincia di Reggio Emilia. Il 16 giugno 1938 riceve la Prima Comunione e diventa intimo amico di Gesù. Il 24 giugno 1940 è cresimato e, come un vero “soldato di Cristo”, si impegna a partecipare alla Messa, alla confessione settimanale e a recitare il Rosario alla Madonna ogni giorno. Sentendosi chiamato al sacerdozio, a 11 anni, nel 1942, entra nel seminario vescovile di Marola in diocesi di Reggio Emilia. Si distingue per la sua profonda fede e per il suo amore per la musica. Nel 1944 i tedeschi occupano il seminario e lui torna in paese, nella sua parrocchia. Quando i genitori, spaventati dall’odio partigiano, invitano il figlio a togliersi la talare, Rolando risponde: «Ma perché? Che male faccio a portarla? Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù.» Questa manifestazione di appartenenza a Cristo gli è fatale. Un giorno, mentre sta studiando in un boschetto, arrivano alcuni partigiani che, accecati dall’odio ideologico contro la Chiesa, lo sequestrano e lo torturano. Nei tre giorni di prigionia Rolando è sottoposto a offese e violenze, fino a che, venerdì 13 aprile 1945, è condotto in un bosco, presso Piane di Monchio, nel Modenese. Lo obbligano a scavarsi la fossa e, poi, lo fanno inginocchiare sul bordo e un partigiano gli spara due colpi di rivoltella, uno al cuore e uno alla fronte. L’unica “colpa” del giovane quattordicenne è quella di aver indossato la talare da seminarista. Dopo la Liberazione, il 29 maggio 1945, la salma è tumulata prima nel cimitero di San Valentino, poi, il 26 giugno 1997, all’interno della pieve del paese. Nell’aprile 2018 la figlia dell’assassino di Rolando ha chiesto pubblicamente perdono alla sorella e ai familiari del beato.
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