Benedetto quarto posto
Di Silvia Malaspina
Cara la mia Benedetta Pilato, la tua gara dei 100 m rana nella finale olimpica del 29 luglio difficilmente sarà archiviabile come una semplice “medaglia di legno”: il tuo quarto posto, grazie alla tua spontaneità e alla tua sportività allo stato puro, pesa quanto una medaglia d’oro. Le aspettative erano alte: tu, l’atleta azzurra più precoce di sempre, avendo debuttato in un campionato mondiale all’età di 14 anni, eri tra le nuotatrici più gettonate per salire sul podio, poiché al trofeo Sette Colli a Roma, un mese fa, avevi segnato il primato italiano di 1.05.44, tempo che a Parigi ti avrebbe appeso al collo la medaglia d’argento e invece… dura lex sed lex del cronometro, ti è sfuggito il terzo posto per un misero, incommensurabile, ridicolo centesimo di secondo! Tutti, sia il pubblico della Défense Arena, sia quello televisivo spiaggiato sul divano, si aspettavano una reazione forte, uno sguardo da cucciolo bastonato, lacrime di delusione e rabbia. Tutti sono rimasti basiti e ammirati, quando, di fronte alle domande della giornalista Rai Elisabetta Caporale, hai pianto di gioia per il tuo imprevisto piazzamento e hai affermato: «È il più bel giorno della mia vita. Questa sera è solo un punto di partenza.» È seguita l’incredula e inopportuna reazione della stessa giornalista che con un «Ma davvero?!» ha concretizzato l’abissale distanza tra coloro che dissertano di sport e coloro che praticano sport e improntano la propria esistenza alla fatica, al rigore, al sacrifico, che permettono di gioire per un quarto posto, poiché consapevoli di aver dato il massimo. Da qui, cara Benedetta, sono scaturite molte polemiche e scambi di battute tra chi ha commentato la tua intervista senza preventivamente collegare il cervello alle corde vocali e chi, come Federica Pellegrini e Luca Sacchi, ha posto l’accento sul fatto che sei la quarta nuotatrice più forte al mondo sui 100 m rana e che, al contrario di quanto accadde all’Olimpiade di Tokyo, dove mancasti la qualificazione alla semifinale nella medesima gara, sei entrata in finale, l’hai vissuta appieno e hai comunque riportato un eccezionale risultato, poiché in batteria partivi con il settimo tempo. Non è servito a molto: dopo pochi giorni, nella gara degli 800 m stile libero, Simona Quadarella si è piazzata quarta e, pur segnando il record italiano con il tempo di 8.14.55, si è guadagnata titoli sui giornali che hanno accentuato la delusione per l’ennesimo quarto posto. Tu, cara Benedetta, che hai solo 19 anni, sei solare e schietta come la tua terra tarantina e ci lasci un monito: non vince solo chi si aggiudica il primo posto, ma anche chi si impegna con abnegazione.
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