Biodigestore: tanti no e il sì di una Società
VOGHERA – «La nostra maggioranza è contraria alla realizzazione di un biodigestore a Campoferro»: Simona Panigazzi, assessore Udc del Comune di Voghera, ribadisce il secco no al progetto di un impianto di produzione di metano presentato alla Provincia di Pavia dalla ditta “Voghera Green Energy Società Agricola Srl“, con sede a Bovolone, in provincia di Verona.
«La nostra ferma posizione di contrarietà all’impianto l’ho espressa durante la Conferenza dei servizi che si era tenuta nella sede della Provincia di Pavia. – continua Simona Panigazzi – Siamo contrari soprattutto all’ubicazione del biodigestore individuata a Campoferro dove si trovano il centro abitato, l’azienda “Cameron” che dà lavoro a 500 persone e l’Opera Don Guanella che offre un servizio importante ai disabili. Temiamo per le possibili polveri sottili che potrebbero creare inquinamento e per gli odori. Inoltre, la presenza di un impianto del genere potrebbe causare un aumento del traffico di mezzi pesanti».
A questa presa di posizione politica si aggiunge il parere negativo dell’Ufficio Ambiente del Comune. Parrebbe, invece, che la società “Reti di Voghera Asm” abbia dato l’ok nella Conferenza dei Servizi del 28 aprile. Il giorno dopo, però, in una nota, il presidente di Asm Pier Luigi Bianchi e l’amministratore delegato Delio Todeschini hanno espresso la loro contrarietà. Insomma, un mezzo pasticcio.
Resta il fatto che il Centro Destra e il Centro Sinistra vogheresi si sono uniti contro l’impianto di biometano.
Lega e Fratelli d’Italia hanno protocollato nei giorni scorsi un ordine del giorno per dire no alla sua realizzazione. La segretaria cittadina della Lega, l’onorevole Elena Lucchini, ha detto: «Insieme al gruppo consiliare di Fratelli d’Italia abbiamo presentato un ordine del giorno per chiedere alla giunta e al sindaco Carlo Barbieri di adottare ogni provvedimento necessario per scongiurare il rischio della realizzazione dell’impianto di biogas a Campoferro».
Il 16 giugno è prevista la seconda Conferenza dei servizi a Pavia che potrebbe esprimere un parere definitivo, favorevole o negativo, sull’impianto di Campoferro.
Pd, M5S e Ghezzi propongono di creare un comitato come nel caso della pirolisi a Retorbido.
«Sul biodigestore nessuno ci ha mai informato: al sindaco, attraverso un’interpellanza, chiederemo che questo progetto venga spiegato durante la prossima seduta del consiglio comunale»: questo il commento di Alessandra Bazardi, segretario del Pd di Voghera, che chiarisce: «Siamo contrari all’impianto anche per la collocazione e la mancanza di garanzie ambientali».
«Ci auguriamo che tutta la politica sia contraria. Il futuro di Voghera non può essere questo» – ha aggiunto Pier Ezio Ghezzi, all’opposizione in consiglio comunale e il consigliere Pd Ilaria Balduzzi lamenta in tutta la vicenda «una mancanza di trasparenza».
Ma la questione non riguarda soltanto Voghera. Infatti, è stata presentata la stessa identica proposta di realizzare un impianto di biometano anche al Comune di Casei Gerola e anche in questo caso si tratterebbe di un biodigestore delle stesse dimensioni. Il sindaco Leonardo Tartara ha manifestato dei forti dubbi sull’installazione e insieme al suo gruppo di maggioranza si riserva di valutare il progetto sotto gli aspetti di processo e materie prime, emissioni, odori e impatto sulla viabilità. Sul progetto di Casei la conferenza dei servizi in Provincia è stata convocata per il 28 maggio. Intanto i rappresentanti del gruppo veneto precisano che gli impianti tratteranno rifiuti urbani, non tossici o pericolosi e che non ci saranno odori e il traffico sarà limitato.
Mattia Tanzi
Costa 7 milioni di euro e darebbe lavoro solo a 10 persone
zona individuata per l’impianto è l’area industriale e artigianale a ridosso della “Cameron” in frazione Campoferro a Voghera. Si tratterebbe di un impianto per la produzione di biometano da fonti rinnovabili, che sarebbe alimentato principalmente da sottoprodotti provenienti da attività agricola e in particolare insilati di grano, di sorgo e siero di latte con la possibilità di integrare con altri sottoprodotti. Tali materie, dopo lo stoccaggio, finirebbero in fermentatori anaerobici a tenuta stagna dove si forma il biogas dal quale poi si ricava il biometano che viene liquefatto per il trasporto su cisterne. I prodotti finali che uscirebbero dall’impianto per la commercializzazione sarebbero il metano liquido e il compost.
È prevista la realizzazione di due bioreattori funzionanti a caldo in cui verranno trattati oltre al siero di latte, scarti di salse di pomodori, succhi di frutta, olive e barbabietole. L’attività comporterebbe l’ingresso e l’uscita dal biodigestore di un numero compreso tra 30 e 80 mezzi pesanti e autocisterne che quotidianamente alimenterebbero l’impianto e che viaggerebbero poi lungo la tangenziale di Voghera in direzione delle autostrade. Il progetto di Campoferro prevede una potenzialità di lavorazione del materiale pari a circa 142 tonnellate al giorno.
L’area interessata dall’impianto supererebbe i 59 mila metri quadri con un investimento di circa 7 milioni di euro, ma pochi sarebbero i posti di lavoro: si dice di una decina di persone.