Cambio di stagione
di Silvia Malaspina
Le temperature in netto rialzo ci stanno indirizzando a uno degli appuntamenti più desiderati e nel contempo più temuti da noi signore: il cambio di stagione all’interno dell’armadio.
Questa operazione, che può sembrare banale e scontata, nasconde in realtà molteplici insidie poiché ci mette a diretto contatto con la capacità critica di saper discernere quali abiti conservare e quali eliminare: specie in un periodo come quello che stiamo vivendo, il contenuto degli armadi appare sovradimensionato.
Tutti gli outfit dedicati alla vita sociale extra lavorativa sono rimasti tristemente appesi alle grucce, in compagnia delle bustine profumate al gelsomino.
Il vero passepartout delle nostre giornate è diventata la tripletta T-shirt, pantalone della tuta, felpa, con buona pace di Karl Lagerfeld, che lapidario affermò: «I pantaloni della tuta sono un segno di sconfitta. Avete perso il controllo della vostra vita se uscite con la tuta». Se il Kaiser della moda fosse vissuto in tempo di pandemia, forse avrebbe cambiato idea!
La parola d’ordine in questo frangente è: decluttering, eliminazione dei capi che non indossiamo e non indosseremo più, ma che da anni sono immutabilmente conservati nell’armadio. Le guru del riordino, come Marie Kondo (Il magico potere del riordino) o la nostrana Giulia Torelli (La nuova te inizia dall’armadio) hanno stilato manuali appositi ai fini di guidare noi perennemente indecise nell’epica impresa di sbarazzarci del tailleur di laurea o dei jeans taglia 38 che abbiamo potuto indossare solo perché eravamo reduci dall’appendicectomia.
Secondo le esperte parrebbe che all’ordine fisico dell’armadio corrisponda un ordine mentale e che la capacità di archiviare ciò che non è più utilizzato scateni le endorfine del buon umore: se così fosse, in questo momento avaro di gioie, varrebbe la pena provare! Per rendere più appetibile l’operazione sono addirittura nati siti internet dove rivendere i capi in buono stato, il che consente di raggranellare qualche euro oltre alle suddette endorfine; inoltre è invalsa la perigliosa consuetudine di organizzare via Zoom un pomeriggio di scambio abiti, con il rischio concreto di ritrovarsi con più capi di quanti si siano riusciti a depennare.
Armata delle migliori intenzioni, mi sono quindi letteralmente gettata all’interno del mio quattrostagioni: l’ho svuotato, ripulito, igienizzato e ho stoicamente iniziato un’operazione di scarto, ignorando la tentatrice vocina interiore del «forse può ancora servire».
Il risultato è stato prendere coscienza di voler replicare il famoso dialogo cinematografico a suggello del fidanzamento tra Mr. Big e Carrie Bradshaw. «Che ne dici, un diamante?» «No, dammi solo un armadio gigantesco!» Peccato che mi sia fidanzata quasi un quarto di secolo fa e non abbia saputo cogliere l’attimo!
silviamalaspina@libero.it