Carlo come me, ma con la Lambretta

Di Carlo Zeme

Tutti in famiglia lo chiamavamo “Il nonno Carlo” che ad essere precisi era il mio bisnonno e io l’ho visto sempre in una foto, seduto sul dondolo nel giardino di casa sua con i capelli bianchi a spazzola. Il nonno Carlo non l’ho mai conosciuto e questo appellativo prima del suo nome di battesimo mi impedisce di pensare che sia stato anche giovane. Eppure prima che nonno è stato marito, papà e addirittura figlio della fine dell’Ottocento. Papà di una bimba nata il 16 novembre 1928 e chiamata Luigina perché Carlo pare che all’anagrafe si fosse sbagliato e non si ricordasse quale nome avessero deciso esattamente per la piccola e così si è mosso in linea verticale verso il nome di un nonno. Quella bimba novantacinque anni dopo ha festeggiato il suo compleanno spegnendo le candeline e scoprendo che era appena nata la sua pronipote Margherita. Non so ancora esattamente se il mio nome sia dovuto a quel nonno, mi hanno sempre detto che fino all’ultimo momento riguardo la mia nascita si aspettavano di trovare una femmina. In famiglia non siamo mai stati troppo bravi a fare previsioni. Non so come fosse quel Carlo da giovane, ma so che aveva un sacco di amici e una lambretta. Le sue figlie cioè mia nonna e la mia prozia mi hanno raccontato di lui come di un gigante capace di imprese impossibili e mentre me le raccontavano vedevo i loro occhi illuminarsi. Questi appena passati sono stati giorni di ringraziamento perché la nonna Luigina figlia di Carlo è volata in cielo, e così ho pensato a quanto tempo ho avuto il piacere di trascorrere con i miei nonni. Se siete arrivati fino a questo punto senza esservi ingarbugliati tra nomi e parentele avete tutta la mia stima. Se mi vedete passare con la testa un po’ persa nei miei pensieri sappiate che magari sto immaginando un Carlo che non ho mai conosciuto e a cui mi piacerebbe assomigliare. Con o senza capelli a spazzola.

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