Carlo Cuor di Leone
di SILVIA MALASPINA
Caro il mio re Carlo III, non avrei mai pensato di indirizzarti queste righe. Non mi sei mai stato particolarmente simpatico, non ho mai avuto grande considerazione di te, specialmente nel periodo in cui ti ho visto incapace di prendere una posizione netta, restando compresso tra tre figure femminili che, ciascuna con le proprie peculiarità, furono molto carismatiche: l’allora tua consorte Diana, Camilla, la donna da sempre (e per sempre) amata, tua madre, the Queen. E se “un cavaliere tra due dame fa la figura del salame”, figuriamoci tra tre! Nemmeno la tua incoronazione, alla quale sei approdato sfinito da lustri di paziente attesa, mi ha favorevolmente colpito: appartengo alla schiera di coloro che avrebbero preferito vedere sul trono, che fu di Riccardo Cuor di Leone, i più giovani, simpatici e moderni William e Catherine che, a mio personale parere, avrebbero potuto dare una spolverata alla un po’ stantia monarchia inglese, prendendo spunto dalle analoghe istituzioni del Nord Europa, tutte rette da sovrani non in età pensionabile. Invece negli ultimi mesi mi hai stupito: dal tuo ricovero in clinica per ordinari problemi idraulici di un uomo di 76 anni, hai tenuto un comportamento defilato, ma sincero. Hai reso partecipi i sudditi, tramite gli arzigogolati apparati stampa di Palazzo, che purtroppo era emersa una patologia tumorale ben più grave di quella per la quale avevi subito un intervento; non hai esitato a concederti un periodo di riposo per poter meglio seguire le terapie e hai rilasciato dichiarazioni di sincera stima e affetto nei confronti di tua nuora Catherine che, per una malevola coincidenza, sta lottando contro il medesimo “alieno”, come lo definiva Oriana Fallaci. Mi sei quindi apparso sotto una luce nuova: non più l’appena incoronato sovrano imbolsito che sembrava a mala pena tollerare l’entusiasmo e le colorate manifestazioni di giubilo di cui solo gli Inglesi sono capaci, ma un vero re, che non teme di mostrare la propria vulnerabilità di fronte alla malattia e i propri sentimenti verso i famigliari, archiviando definitivamente quel never complain, never explain(mai lamentarsi, mai dare spiegazioni) che fu il mantra di Elisabetta II e che divenne il codice di comportamento della Casa reale. Caro il mio Carlo III, ho apprezzato il tuo coming out perché credo che possa essere importante, per chi sta combattendo la tua medesima battaglia, verificare che la malattia è sì tragicamente democratica, ma che nell’affrontare il lungo iter delle terapie si possa diventare tutti Cuor di Leone.
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