Challenge bon ton

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di Patrizia Ferrando

Non sono quella che viene definita una persona molto social: ne uso solo un paio, non tra quelli ritenuti sulla cresta dell’onda e innovativi. Anche il modo in cui li adopero difficilmente otterrebbe approvazione da parte di adolescenti e influencer. Li considero, però, una bella fonte in più per scoprire nuovi argomenti e coltivare interessi. Il regno dei social, ormai lo sappiamo tutti, non è privo d’insidie e difficilmente offre grande credito alle buone maniere, anche se, tra pagine e profili più o meno su ogni sfumatura dello scibile umano, non mancano spazi di galateo, in genere incentrati su comunicazione e arte della tavola. Pochi giorni fa, però, ho casualmente scoperto il lancio, su una piattaforma che punta soprattutto sulla condivisione di video originali e divertenti, di una challenge bon ton che meriterebbe replica positiva anche fuori dalla rete e dalla virtualità. Non sapete cos’è una challenge? In estrema sintesi, una sfida. Molte di tali challenge invitano a ballare o cantare, altre ad azioni buffe o stravaganti e un certo numero, purtroppo, a compiere atti, a dir poco, discutibili e poco edificanti. La sfida da me scoperta però, è ben altro, tanto che, come dicevo, potrebbe diventare stimolante cimentarvisi anche a semplice titolo personale. Ogni giorno bisogna impegnarsi in un determinato comportamento gentile e improntato a correttezza. Detta così, potrebbe anche assomigliare a un percorso di riabilitazione per incivili incalliti, ma soffermiamoci, onde evitare fraintendimenti. Partendo dal presupposto che siamo persone educate e use a trattare il nostro prossimo con rispetto, abbiamo certezza che nessun dettaglio manchi mai, magari uno di quei dettagli che, senza stravolgerne la sostanza, conferiscono coloriture ai nostri rapporti e alle nostre giornate? Le proposte sono davvero basilari, ad esempio: guardare le persone negli occhi, non interromperle per la foga d’intervenire nel discorso, eliminare completamente espressioni volgari e brutte parole. La prima reazione ci porta a pensare che noi queste cose non le facciamo: ma siamo sicuri che i comportamenti non abituali restino costantemente assenti? Focalizzare un particolare, uno solo, impegnarsi a evitare un gesto spiacevole, anche se lieve ed episodico, quasi vietarselo come un tabù da gioco di società, apre un nuovo punto di vista. Esiste poi una gamma di reazioni involontarie che, tuttavia, se tenute sotto controllo, aiutano le persone a convincersi della nostra considerazione. A nessuno piace vedere chi ha di fronte sbadigliare, dar segni di nervosismo, distrarsi in maniera smaccata. La vera sfida, in fondo, è la reciprocità. Dare e ricevere, nel bene e nel male.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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