Che finimondo per una bionda!

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Uno dei tormentoni canori dell’estate appena trascorsa, riadattando un vecchio successo di Edoardo Vianello, cinguettava “che finimondo per un capello biondo che stava sul gilet!”: in questo autunno che, con sommo gaudio di noi freddolose e meteoropatiche, ha ancora un po’ il sapore dell’estate, potremmo canticchiare: “che finimondo per una bionda in tailleur nero al Quirinale”. Il giuramento di Giorgia Meloni, neo presidente del Consiglio, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è avvenuto domenica 23 ottobre. Un momento tanto solenne e, comunque la si pensi politicamente, rivoluzionario, trattandosi della prima donna a capo del Governo, è stato surclassato dall’attenzione dei media sull’outfit da lei indossato, che ha suscitato numerose polemiche e dibattiti.

Una domanda sorge spontanea: perché le donne, qualunque cosa facciano, siano esse politiche, scienziate, attrici, soubrette o semplici “casalinghe di Voghera”, vengono sempre giudicate sulla base delle apparenze? Il completo giacca e pantaloni con mocassino rasoterra indossato dalla Meloni è stato esaminato nei minimi dettagli, quasi fosse un abito simbolico: non sarà che la scelta sia stata dettata semplicemente dalla consapevolezza di non possedere il fisico di Naomi Campbell e dalla volontà di apparire nel contempo elegante e comoda, senza pensare a come mettere le gambe o a camminare dinoccolandosi su stiletti di 12 cm? Siamo rimaste sorprese dai tanti commenti e soprattutto dalle tante polemiche e accuse di antifemminismo: «Mi sembra che stiamo esagerando! Da ogni parte articoli, servizi, post su questo tailleur! Qui la politica non c’entra nulla, è come se si volesse distogliere l’attenzione dalla sostanza e catapultarla, come spesso accade, sull’apparenza. Ma, se proprio vogliamo parlare di moda: chi può essere così cieco da criticare una creazione di Giorgio Armani? Io ho vissuto gli anni Ottanta: Armani fu il primo a creare una linea di moda pret a porter per le donne manager, allora più rare del panda rosso e mai nessuno osò tacciarlo di antifemminismo, anzi, tutti inneggiarono al colpo di genio. In effetti, da allora, Re Giorgio ha fatto scuola!» «Assurdo, tanto più che oggi le donne raramente indossano la gonna nella vita di tutti i giorni: se escludiamo i miei abiti da sabato sera, le gonne possedute da te e me si contano sulle dita di una mano! Ormai la moda è genderless e non è nemmeno una novità! Come si diceva ai tuoi tempi? Unisex! E se Brad Pitt – anche se è vecchio devo dire che si conserva bene – si presenta alla prima del suo ultimo film sfoggiando gonna e polpaccio tatuato, perché la Meloni non può indossare i pantaloni al giuramento?»

silviamalaspina@libero.it

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