Chiquitunga e il suo T2OS
Di Daniela Catalano
Questa settimana vi raccontiamo la vita di “Chiquitunga”, una giovane carmelitana scalza del Sud America, proclamata beata il 23 giugno 2018 e ricordata il 28 aprile. “Chiquitunga” è Maria Felicia Guggiari Echeverría, chiamata così dal padre per via del suo fisico esile, in netto contrasto con la forza della sua personalità e della sua fede. Nasce il 12 gennaio 1925 a Villarrica del Espíritu Santo, in Paraguay, prima di 7 figli. Fin da piccola il suo sorriso gentile rivela un’anima semplice e gioiosa. A 16 anni aderisce all’Azione Cattolica e si dedica ai bambini, ai giovani, agli anziani e agli ammalati. Fa voto di verginità e decide di indossare un grembiule bianco, sia per ricordare di mantenere immacolata la propria anima, sia per non suscitare diffidenza nei poveri. Unico ornamento è un rametto di profumato gelsomino. Durante la guerra civile del 1947 il padre e il fratello sono deportati in Argentina e lei, per problemi burocratici, fatica a proseguire gli studi. “Chiquitunga” nel 1950 si trasferisce con la famiglia ad Asunción, dove conosce Ángel Sauá, che diventa un caro amico e le confida il desiderio di entrare in seminario. La giovane lo sostiene con la preghiera, offrendo la propria vita per questa e per altre vocazioni. Dopo un periodo di esercizi spirituali, entra nelle Carmelitane Scalze e nel 1956 fa la professione temporanea prendendo il nome di Maria Felicia di Gesù Sacramentato. La Sacra Scrittura è il nutrimento della sua anima e l’arma del suo apostolato. Per tutta la vita il suo imperativo è “donare tutto al Signore”, uno stile che sintetizza anche in una sorta di formula matematica: “T2OS” ovvero “Tutto ti offro, Signore”. Nel gennaio del 1959, poco prima della sua professione solenne, Maria Felicia contrae l’epatite e sviluppa la mortale “purpura”. Dal letto d’ospedale scrive 8 lettere alle consorelle dove si firma “desterradita” (“piccola esule”) e nelle quali trasmette il suo amore e il suo entusiasmo per loro. Muore a 34 anni, il 28 aprile 1959, dopo aver chiesto di ascoltare la poesia di santa Teresa d’Avila Muoio perché non muoio. I suoi resti mortali riposano nella cappella del Carmelo di Asunción.
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