Ci siamo già detti tutto

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Di Carlo Zeme

Le luci accese che intravedo dalle finestre sono quelle dell’alba d’inverno. Il buio che attraverso per camminare fino alla macchina parcheggiata in fondo alla via comincia ad assottigliarsi passo dopo passo. Salgo, giro la chiave e accendo il riscaldamento. Il cruscotto con i suoi numeri digitali in mezzo a tutte le spie mi dice che sono le 7.17: penso che iniziare la giornata con un numero palindromo sia un buon segno. Si parte. Faccio il giro dell’isolato e arrivo davanti alla porta di casa, chi ci vede da fuori potrebbe pensare a un pit-stop in Formula Uno: Melina apre la portiera posteriore e infila Margherita nel seggiolino mentre io invece, da deejay mancato di provincia quale sono, schiaccio il tasto play e parte la canzone principe dei nostri viaggi in auto: “La tartaruga” di Bruno Lauzi. Che lo spostamento sia di pochi chilometri oppure di centinaia si comincia sempre dal cantautorato genovese. Passiamo tra vie del centro che tra pochi minuti saranno piene di auto e clacson, ma per ora è ancora tutto vuoto, scorrevole, come fosse una gentilezza che il mondo ha deciso di concederci prima di iniziare una lunga giornata. Guardo Margherita dallo specchietto retrovisore, solitamente è ancora un po’ intontita dalla sveglia presto e non fa caso alle canzoni che si susseguono. Questa mattina però è diverso: al secondo semaforo mi lancia un urlo di disappunto, un urlo contro il “Katalicammello”, allora metto il pezzo successivo e arriva una sempreverde “Vecchia fattoria”, ma il lamento di Margherita si fa ancora più vivace; al terzo cambio decido per il silenzio, radio spenta e i nostri pensieri dentro l’abitacolo. A lei va bene così, del resto per gustarsi l’alba ci vuole una certa dose di concentrazione. Oggi l’alba sembra essere gialla e i paesi delle colline sembrano presepi non ancora smantellati. Guardiamo entrambi fuori dal finestrino: per la prima volta siamo stati semplicemente in silenzio io e lei; quel silenzio che puoi sostenere solo con una dose di confidenza altissima. Sono le 7.37: in venti minuti ci siamo già detti tutto.

carlo.zeme@gmail.com

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