Come coltivare nella comunità la capacità di evangelizzare?

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Sabato 28 ottobre si è svolta l’Assemblea Sinodale Diocesana. Dopo la Santa Messa celebrata dal vescovo, il convegno con Pierpaolo Triani sulla catechesi. Molti i delegati dei Vicariati presenti

TORTONA – Santuario della Madonna della Guardia, in Tortona, sabato 28 ottobre: molta gente, volti che si riconoscono, saluti, un lieve chiacchiericcio che alle 9 precise il suono potente dell’organo cancella. Un canto solenne: l’ingresso del vescovo Mons. Guido Marini e di tanti sacerdoti apre l’Assemblea Sinodale Diocesana.

Voci, preghiera, una luce calda che esalta i colori e l’oro dell’abside: il rito è legato oggi alla ricchezza di questo incontro diocesano che ci fa ritrovare e pregare con il nostro Pastore. «L’Eucarestia è centro e cuore della Chiesa»: le letture del giorno, nella festa dei santi Simone e Giuda, ci dicono che siamo familiari, amici di Gesù Cristo, “abitazione” di Dio per mezzo dello Spirito.

La pagina di Vangelo ci ricorda i nomi degli apostoli: sono chiamati per nome e anche noi, ciascuno con un volto e un cuore, siamo venuti per ascoltare il Maestro, per “toccarlo” ci dice il vescovo, in modo da sentire la forza che da Lui promana. La nostra vita, la nostra fede trovano la loro origine nella celebrazione eucaristica: una assemblea sinodale è autentica e vera, può essere feconda se si presenta come «una Eucarestia che fiorisce». Sono parole di mons. Marini: il Vivente è presenza reale. Il Cristo Pantocratore, spesso rappresentato in affreschi e mosaici di una bellezza infinita, tiene nelle proprie mani il mondo ed è la nostra salvezza. Dice ancora il vescovo che le nostre liturgie consistono in «Qualcuno da incontrare»: Cristo è la pietra d’angolo vitalmente necessaria per il nostro cammino cristiano.

La Lettera agli Efesini parla della presenza dello Spirito Santo, che il Signore risorto dona; il salmo canta di un annuncio diffuso per tutta la terra; il Vangelo sottolinea che gli apostoli erano pochi, erano dodici davanti al mondo sconfinato, eppure «quel mondo lo hanno cambiato». L’Assemblea Sinodale Diocesana potrà segnare quindi un passo avanti nella nostra vita di Chiesa se saprà rinnovare slancio e speranza nella evangelizzazione: nell’omelia, le ultime parole sono dedicate alla Madonna, cui affidiamo il nostro cammino.

Le preghiere dei fedeli e il segno di pace sono altri momenti importanti per “riconoscerci”, per scambiare un sorriso o una stretta di mano: solo nella comunione si realizza quel mistero di legami che trasforma uomini e donne in “pietre vive” e la Chiesa, progetto di Dio, si realizza.

Al termine della Santa Messa, benedetti dal vescovo, ci spostiamo nell’auditorium del Centro “Mater Dei”: celermente, come invita a fare mons. Marco Daniele. Dopo il saluto ai delegati dei vari Vicariati, saluto simpatico e cordiale, dopo qualche difficoltà affrontata e non risolta per la proiezione delle slides, prende la parola don Marco: stiamo camminando con il Sinodo Universale, rifletteremo, sacerdoti, laici, religiosi e religiose, sul tema della catechesi, al fine di produrre materiale concreto per l’Assemblea plenaria che si vivrà nel giugno 2024. Abbiamo tutti fra le mani, dalla mattinata del 28 ottobre, un fascicolo questionario che interessa giovani, adulti, gruppi, associazioni. Tutta la Diocesi sarà così raggiunta per conoscere ciò che è stato fatto e ciò che verrà studiato e progettato nei Vicariati.

Prende la parola poi Pierpaolo Triani, insegnante di Pedagogia all’Università “Cattolica” del Sacro Cuore di Piacenza. Nell’orizzonte della sinodalità, condivide riflessioni profondissime sulla catechesi, sull’importanza di vivere “percorsi” per non limitarci soltanto ai “contenuti”, di affrontare con serietà l’annuncio, pensando ai cambiamenti da realizzare. Papa Francesco ci chiede una conversione pastorale, una nuova “tappa” evangelizzatrice. Ci rendiamo conto che testimoniare e condividere il Vangelo non è semplice: dobbiamo essere consapevoli che, appunto, testimonianza e condivisione non sempre sono state trasparenti, forti ed efficaci. È indispensabile annunciare tenendo conto dei profondi cambiamenti vissuti dal mondo e da ogni persona. Oggi è diffuso “l’uomo indifferente”, che non si pone più domande sul senso della vita e di una improbabile fede. Al centro, per una mentalità di fede, va posta l’acquisizione di una sensibilità che può offrire solamente una ri- evangelizzazione, un primo annuncio.

Nei testi di Papa Francesco si parla di “obbedienza all’invito del Risorto”, per annunciare a tutti la gioia che Egli ci dona (obbedienza al mandato missionario). Come possiamo, allora, coltivare nelle nostre comunità la capacità di evangelizzare? Come superare la sfiducia, l’ansia dei risultati? Come andare oltre al “si è sempre fatto così”? Come dare spiegazioni se la nostra “dottrina” è debole? L’attenzione in genere si concentra sui bambini, nella catechesi: agli adulti poco ci dedichiamo; questa “percentuale” di impegno è da modificare. E noi sappiamo che la fede cristiana è in primo luogo incontro con Gesù, non certo trasmissione di concetti: la catechesi è esperienza, è attenzione per far incontrare la vita con il Vangelo, è annuncio di fede che la Chiesa custodisce e che si fa da persona a persona.

Triani ci ha illustrato il pensiero del Magistero: Papa Francesco con la Lettera apostolica Antiquum Ministerium ha riconosciuto questo servizio come «espressione concreta della Sua missione evangelizzatrice». Ogni battezzato è evangelizzatore. Il catechista, quindi, è «costruttore di comunità aperte» che con la liturgia e la carità educano secondo la pedagogia di Dio. Un breve e intenso dibattito ha concluso la mattinata: abbiamo portato con noi il saluto del vescovo, con la fiducia di poter essere, nelle nostre parrocchie e nei nostri Vicariati, fedeli alla Parola di Dio e alle esigenze delle persone.

Milena Sacchi (Tutte le foto sono di: Luigi Bloise)

«La Chiesa deve camminare insieme nell’annuncio del Vangelo»

Pierpaolo Triani ha fornito in Assemblea alcune indicazioni precise sul senso, oggi, della catechesi, sulle modalità di trasmissione della fede, sull’impegno nuovo che coinvolge tutti a ogni livello. Noi, al termine della sua ricca relazione, l’abbiamo intervistato

TORTONA – Sabato scorso, presso il Centro “Mater Dei” di Tortona, dopo la celebrazione della Santa Messa nel santuario della Madonna della Guardia, che ha aperto l’Assemblea Sinodale Diocesana, si è svolto l’incontro dei delegati dei Vicariati con il professor Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia generale presso l’Università “Cattolica del Sacro Cuore”, membro dell’Osservatorio nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza e anche del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale della Chiesa italiana. Il tema sul quale il relatore ha riflettuto con i circa 150 delegati presenti e con i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose impegnati nella pastorale diocesana, è stato quello della catechesi.

“Una Chiesa che cammina insieme nell’annuncio del Vangelo”: il titolo del suo articolato intervento incentrato non solo sul percorso dell’iniziazione cristiana, ma anche su quello che interessa tutta la comunità cristiana. Al termine abbiamo chiesto al professor Triani una sintesi di quanto ampiamente trattato con i presenti sugli argomenti che saranno al centro del lavoro dell’anno pastorale che si concluderà con l’Assemblea diocesana plenaria, in programma l’8 giugno 2024.

Perché parlare di catechesi e come declinarla nella realtà della Diocesi tortonese?

«L’Assemblea Sinodale è un momento molto importante di avvio di un percorso che la Diocesi ha scelto di fare sul tema della catechesi e sul suo rinnovamento, dentro l’orizzonte di una Chiesa che pone la questione cruciale di come continuare a essere “missionaria”, cioè testimone del Vangelo. Lo spirito che ha animato la mattinata non è stato quello di tirare delle conclusioni, ma al contrario di ribadire alcuni capisaldi, di porre domande e aprire piste in una logica non chiaramente di lamentela quanto piuttosto in un’ottica positiva, in un contesto di condivisione e di riflessione su temi sui quali è importante lavorare. Papa Francesco chiede la conversione pastorale che presuppone evidentemente la conversione dei cuori. Chiede non una nuova evangelizzazione ma usa il termine “nuova tappa evangelizzatrice”. L’evangelizzazione, infatti, è il tratto permanente della Chiesa, che sempre evangelizza, e in questo solco oggi noi siamo chiamati, insieme, ad affrontare una nuova tappa sulla scia di ciò che ci precede per vivere il presente. Bisogna avere consapevolezza che affrontare il tema dell’evangelizzazione e della catechesi pone di fronte a cinque questioni: quella del senso, quella dei destinatari, cioè delle persone con le quali vogliamo camminare, dei contenuti, del metodo cioè del come e infine dell’“attraverso chi”. Tutte devono essere affrontate a livello diocesano ed è molto importante alimentare, prima di tutto, il senso del perché della catechesi, che consiste nell’esigenza della Chiesa di condividere la gioia del Vangelo. Se si perde il senso si impoverisce tutto. Credo che, come in tutte le altre Diocesi, sia importante chiedersi quali siano oggi gli interlocutori ai quali occorre rivolgersi. Ad esempio bisogna domandarsi sicuramente come continuare a fare catechesi ai bambini, ma non solo a loro. Il tema della pluralità dei destinatari è molto rilevante».

Come si può trasmettere la fede oggi?

«Oggi noi stiamo vivendo una stagione di cammino sinodale nella quale Papa Francesco ci invita a vivere una conversione pastorale dentro un tempo di cambiamento profondo, addirittura d’epoca. Come ha sottolineato Mons. Francesco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e presidente della Commissione episcopale per la Catechesi, nel suo intervento di venerdì 27 ottobre al termine dell’Assemblea Sinodale dei vescovi a Roma, “il Vangelo non può essere annunciato senza tener conto del grande cambiamento del destinatario, che non è più il non credente, il mal credente o l’ateo, in ogni caso una persona in ricerca, ma l’uomo o la donna indifferente, inappetente, immerso nell’immediato e senza un orizzonte, un futuro che non si fa più neppure domande sul senso della vita”. Il problema vero è stare dentro la vita delle persone. In assemblea abbiamo affrontato questo tema molto significativo. Credo che l’attrattività oggi si giochi da un lato sulla capacità della comunità cristiana di incontrare le persone e di “perdere tempo con le persone” nel senso di ascoltarle e poi sull’essere capace di gratuità cioè sulla capacità di dimostrare come il Vangelo sia un dono gratuito perché attualmente si vive in un contesto non di ostilità ma di indifferenza. Sono convinto, dunque, che la comunità debba davvero insistere su questi due aspetti per permettere alle persone di incontrare la Chiesa e in essa il Vangelo. Fondamentale è costruire relazioni vere e testimoniare la gratuità del Vangelo che è dono. Se la catechesi nasce dal desiderio di condividere il Vangelo con chiunque, questo chiama in causa la nostra capacità di accompagnare le diverse età e le diverse condizioni di vita».

Qual è, dunque, il senso di una catechesi attuale?

«Il senso della catechesi nasce da una comunità cristiana che obbedisce all’invito del Risorto ad annunciare a tutti la gioia del Vangelo. L’evangelizzazione nasce da una corrispondenza della mente ma innanzitutto del cuore al Vangelo. Tra le cinque questioni di cui abbiamo parlato in assemblea, c’era anche quella del “che cosa” che è molto profonda. I contenuti della fede, infatti, sono molteplici ma hanno un cuore, come dice Papa Francesco, che è il kerigma cioè che Gesù è risorto. Il cuore della catechesi, dunque, è portare le persone ad aderire alla fede che dice che noi siamo figli, che siamo fratelli e che siamo salvati. Il Vangelo non è solo un insieme di concetti e la fede cristiana è in primo luogo l’incontro con questi elementi. Questo comporta che l’annuncio e la catechesi hanno bisogno di promuovere un’esperienza che coinvolge le diverse dimensioni della persona. La catechesi, dunque, è proporre un’esperienza, un percorso che non è mai la somma di tanti incontri. Il contenuto è quello della fede che la Chiesa custodisce, ma che deve incontrare le persone».

Ci sono dei “metodi” da adottare nella catechesi?

«Bisogna subito chiarire che i metodi non sono gli strumenti tecnici. Il terzo dei cinque nuclei tematici scelti dalla Chiesa italiana per il cammino sinodale è quello della formazione alla fede all’interno del quale si pone il tema dell’evangelizzazione e dell’iniziazione cristiana che richiede un rinnovamento forte, capace di superare il modello strettamente scolastico. Come afferma il Direttorio italiano della Catechesi, “la catechesi ha come riferimento la pedagogia divina” che è: “amore che attrae, che interpella la libertà e la responsabilità dell’uomo”. Dalla pedagogia divina nasce la pedagogia della fede che mette in atto la Chiesa. Noi non diamo la fede ma accompagniamo nella fede. La catechesi, dunque, deve essere fedele alla Parola di Dio e quindi al magistero e alle esigenze dei fedeli. Dobbiamo, allora, chiederci se le strutture che abbiamo oggi sono funzionali e come fare a uscire dal metodo scolastico che non può funzionare. Infine, è importante non dimenticare che ogni battezzato è evangelizzatore ma è la comunità che genera la fede e non il singolo. E quindi l’evangelizzazione avviene attraverso la comunità, nei volti dei battezzati e attraverso dei servizi specifici o dei ministeri, come quello del catechista che deve diventare, come dice Papa Francesco “artigiano di comunità” e “capace di parlare in dialetto”, cioè in grado di trasmettere la fede con semplicità e con il cuore. È importante, quindi, affrontare come comunità il tema della formazione dei catechisti da cui dipende la forza evangelizzatrice della comunità, fondamentale nella trasmissione della fede».

Daniela Catalano

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