“Com’eri vestita?” La mostra contro le violenze di genere
Fino all’11 marzo al liceo “Amaldi” di Novi esposti gli abiti delle vittime di abusi
NOVI LIGURE- La mostra Com’eri vestita?, nata per combattere gli stereotipi della violenza nelle sue varie espressioni, è stata inaugurata il 4 febbraio negli spazi del liceo “Amaldi” di Novi Ligure, realizzata da Zonta Club di Alessandria, in collaborazione con la Consulta Pari Opportunità del Comune di Novi Ligure e con il patrocinio della Provincia di Alessandria e del Centro Antiviolenza Me.dea. L’installazione di Amnesty International è ispirata all’originale dell’associazione Libere Sinergie. L’iniziativa rientra nella campagna “Zonta says no to violence against women”. Zonta International è la prima organizzazione mondiale che ha l’obiettivo di raggiungere l’uguaglianza di genere ed è stata fondata nel 1919 a Buffalo negli Stati Uniti; “Zonta” nell’idioma Sioux significa “onesto e degno di fiducia”. L’esposizione è realizzata a scopo didattico e divulgativo e fino all’11 marzo gli studenti e i visitatori potranno vedere gli abiti, leggere le storie di abusi, riflettere e anche chiedere aiuto o consiglio allo sportello di ascolto della scuola seguito dalla referente Martina Cornagliotto. «“Com’eri vestita?” è la domanda ricorrente posta alle vittime di stupro in ogni contesto:– spiega la docente Lucina Alice, vice dirigente dell’“Amaldi” e presidente della Consulta Pari Opportunità del Comune di Novi – nelle caserme, nelle aule di giustizia, nei media serpeggia troppo spesso l’allusione a un presunto nesso tra la violenza agita e gli abiti indossati da chi l’ha subita. Si riversa così sulle donne violentate una certa responsabilità, se non addirittura una colpa. La mostra si propone dunque di mettere in guardia e di conseguenza smantellare questo pregiudizio, sensibilizzando lo sguardo pubblico». Fino all’11 marzo saranno esposti gli abiti che rappresentano, in maniera fedele, l’abbigliamento che le vittime di stupri indossavano al momento della violenza subita. Vestiti comuni come jeans, maglioni, semplici vestiti femminili, un abito da sposa, la divisa di lavoro, una tuta da ginnastica, anche un completo con giacca e pantalone accompagnato da un bastone per non vedente. I cartelli accanto a ogni indumento raccontano in inglese, con traduzione in italiano, storie di ordinaria violenza che potrebbero accadere a chiunque. Non bisogna aver timore, ma prendere coscienza che la violenza esiste e si può prevenire. Per contrastare gli abusi sessuali è necessario anzitutto cambiare gli atteggiamenti sociali basati sulla discriminazione di genere e sulle relazioni di potere di genere e contrastare la cosiddetta cultura dello stupro, intesa come normalizzazione della violenza sessuale. Portare questa mostra in una scuola «significa anche lavorare con e per i ragazzi al servizio di una Polis sotto il segno della Luce, della Pienezza e dell’Armonia, che è come dire riconoscere, nella sua forma più alta, il valore delle “Pari Opportunità”» ha sottolineato la professoressa Alice. Le vittime sono violate nel loro diritto alla vita, alla salute fisica e mentale, all’uguaglianza all’interno della famiglia o di fronte alla legge e si trovano spesso ad affrontare molteplici ostacoli nell’accesso alla giustizia. Per l’intera durata della mostra è prevista la visita libera nell’orario di apertura della scuola. Visite guidate per le scuole novesi si possono prenotare al mercoledì (info@zonta-alessandria.org).
Vittorio Daghino