“Con cuore di donna. A servizio della cultura e della società”
Domenica 1° maggio si celebra la 98^ Giornata per l’Università “Cattolica” dedicata alla figura di Armida Barelli che sarà beatificata il 30 aprile a Milano
MILANO – Quest’anno la 98^ Giornata per l’Università “Cattolica del Sacro Cuore” si celebra all’indomani della beatificazione nel Duomo di Milano di Armida Barelli, cofondatrice con padre A-gostino Gemelli dell’Ateneo.
Questa “felice concomitanza”, co- me l’hanno definita i vescovi italiani nel loro Messaggio, oltre a ispirare il titolo della Giornata – “Con cuore di donna. A servizio della cultura e della società” – suggerisce alcune riflessioni sul ruolo che oggi e nel futuro l’Università “dei cattolici italiani” può e potrà assumere.
Franco Anelli, Rettore della “Cattolica”, in occasione della ricorrenza ha scritto che «Armida Barelli ha saputo elaborare una visione sul futuro che, a 70 anni dalla sua scomparsa, giunge sino a noi, come la luce di una stella esplosa molto lontano nell’universo.
Il suo chiarore illumina almeno tre grandi ambiti: la libertà di educazione, la parità di genere, il ruolo che un ateneo debba svolgere nella società».
«In un’epoca tormentata la Barelli – ha aggiunto nel suo messaggio per la Giornata – capì che l’Università, se voleva essere libera e capace di formare una classe dirigente cristianamente orientata in grado di incidere sul corso degli eventi, doveva essere anche economicamente indipendente.
Fu lei a trovare i primi finanziatori e poi a adoperarsi affinché, per dare continuità a quell’iniziale generoso sostegno, fosse indetta dal Papa la Giornata per l’Università Cattolica. Comprese, inoltre, che era necessario creare una rete capillare di persone amiche dell’Ateneo, che si sentissero parte di un progetto condiviso e che, spinte da tale motivazione, garantissero le risorse necessarie ad affrontare la competizione con le altre istituzioni formative».
Il prof. Anelli ha sottolineato anche il fatto che fu proprio la Beata a insistere e infine a ottenere che nello statuto fosse esplicitata l’intitolazione dell’Ateneo al Sacro Cuore, cui lei era molto devota.
«Non fu una impuntatura dettata da ragioni sentimentali. In quell’omaggio devozionale, c’era la consapevolezza che un luogo di sapere, come è una Università, non avrebbe svolto pienamente il suo compito se non avesse unito alla ricerca della conoscenza, la costante attenzione all’uomo nella sua concretezza».
Anche i vescovi nel loro Messaggio affermano che «questa dedicazione, apparentemente stravagante e inappropriata, in realtà chiarisce il rapporto tra devozione e riflessione, ordine degli affetti e ordine del logos, ultimamente tra fede e ragione».
E evidenziano la vocazione dell’Ateneo a essere «un’istituzione educativa e culturale che, cogliendo fino in fondo la singolarità del cristianesimo, ambisce a coniugare le qualità migliori del logos nella ricerca della verità con le forze più vitali delle affezioni rivolte al bello e al buono della vita».
La Cei ricorda come Armida Barelli «con cuore di donna, cioè intuitivo, materno e generativo, ha vissuto con grande coraggio, uscendo dagli schemi sociali dell’epoca e mettendo a frutto il genio femminile».
Donna in grado di unire le donne di ogni rango sociale, «promotrice di un cattolicesimo inclusivo, accogliente e universale, in un momento storico di ritorno alla democrazia spronava a capire quali sono i principi sociali della Chisa». Nella sua vita la Barelli si distinse per «la formazione spirituale, l’impegno ecclesiale, la promozione culturale e l’azione sociale di tutti coloro che ha incontrato nelle diverse realtà, con una particolare attenzione alla figura femminile».
I vescovi, infine, richiamano le tre parole del Papa indicate in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Ateneo (dicembre 2021) nel Centenario della fondazione: “fuoco, speranza e servizio” proprie della Barelli, «esempio nel coniugare visioni coraggiose, slancio educativo e impegno culturale, in un appassionato servizio alla Chiesa e alla società».
Daniela Catalano