CORONAVIRUS – Aggiornamento del 31 marzo
Riportiamo qui di seguito i dati di oggi relativi all’emergenza in corso (dati della Protezione Civile, aggiornati alle 17).
- Provincia di Pavia: 2.133 contagiati
- Provincia di Alessandria: 1.317 contagiati
Il totale dei contagiati dall’inizio dell’epidemia è pari a 43.202 (+1.047) in Lombardia. Attualmente, esclusi i guariti e i deceduti, i positivi al tampone sono 25.392 (ieri erano 25.006).
Per la prima volta non aumenta il numero di pazienti in terapia intensiva: 1.324 (-6 rispetto a ieri, altri 6 sono in attesa di tampone).
In Piemonte gli infettati sono stati finora 9.418.
Oggi i deceduti in Lombardia sono 458. Il totale raggiunge quota 6.818.
Sono 59 i decessi di persone positive al test del Coronavirus comunicati questa sera dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte: purtroppo, ben 14 si sono registrati nella provincia di Alessandria. Il totale è ora di 854 deceduti risultati positivi al virus, di cui 170ad Alessandria.
L’Unità di Crisi comunica anche che il numero complessivo di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia: 127 (+39 in più rispetto a ieri). Salgono a 10 i pazienti guariti finora nell’Alessandrino.
I dati a livello nazionale
- Attualmente positivi: 77.635 (+2107)
- Guariti: 15.729 (+1109)
- Deceduti: 12.428 (+837)
- Totale positivi: 105.792 (+4050)
Gallera: “La conferma di una speranza”
“I dati sono la conferma di una speranza. Diminuisce infatti il numero dei positivi e degli accessi alle terapie intensive”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, durante la consueta diretta Facebook sulla pagina di LombardiaNotizieOnline per fare il punto sull’emergenza Coronavirus.
“Ad oggi infatti – ha aggiunto – sono 603 le persone dimesse dalle terapie intensive e si e’ passati dai 132 accessi del 24 marzo, ai 122 del 25/3, ai 109 del 26/3, ai 90 del 27/3, agli 85 del 28/3, ai 75 del 29/3, agli 81 di ieri. Non dobbiamo abbassare la guardia e continuare la battaglia che ogni giorno sta dando qualche risultato positivo”.
Cirio chiede “poteri straordinari”
Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha dichiarato nel corso della seduta odierna in videoconferenza del Consiglio regionale che occorrono poteri straordinari per gestire l’emergenza Coronavirus: “Con le regole vigenti tra due anni saremmo ancora qui. Per agire in tempi rapidi, come è assolutamente necessario, abbiamo bisogno di poteri straordinari, come è stato fatto per la ricostruzione del Ponte Morandi. Al sindaco di Genova è stato concesso di derogare a una serie di norme, il che gli permetterà presto di inaugurare il nuovo ponte”.
“Chiedo dunque al Consiglio regionale – ha aggiunto – di valutare l’approvazione di un documento perché io possa chiedere al Governo poteri straordinari. Senza di essi rischiamo che tutto il lavoro venga ritardato, ma i tempi sono di grande urgenza. Se non allentiamo le regole, soprattutto in vista della ricostruzione post emergenza, rischiamo di trovarci pericolosamente impantanati nella burocrazia”.
A conclusione dell’intervento in Consiglio regionale, il presidente Cirio ha affermato che “da questa emergenza abbiamo imparato quanto sia importante la medicina di territorio e abbiamo appreso lezioni sui tagli: sono risorse che vengono a mancare, e te ne rendi conto solo nell’emergenza. Eravamo la penultima Regione italiana per posti in terapia intensiva in rapporto al numero di abitanti, oggi siamo la seconda, in quanto siamo passati da 287 a 565 posti. Il sistema sanitario piemontese si sta ingegnando, ogni sala operatoria che si chiude con grande sacrificio si traduce in due, tre o quattro posti letto in terapia intensiva. Nella gravità il sistema ha risposto, perché con persone di valore abbiamo una sanità di valore”.
Ammesse le passeggiate con i figli
(Il Sole 24 ore) – È “da intendersi consentito, ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori in quanto tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all’aperto, purché in prossimità della propria abitazione”. lo prevede una nuova circolare inviata dal Viminale ai prefetti per “chiarimenti” sui divieti di assembramento e spostamenti. E “l’attività motoria generalmente consentita”, precisa il testo, “non va intesa come equivalente all’attività sportiva (jogging)”. Possibile invece camminare “in prossimità della propria abitazione”.
Camminare con i propri figli minorenni è consentito: non occorre “inventarsi” un’altra attività per poter legittimamente portare fuori casa i bambini ormai stanchi per il lockdown prolungato imposto dall’emergenza coronavirus. Ma non si può uscire con tutta la famiglia e bisogna comunque restare vicino casa. Lo ha chiarito una circolare dei 31 marzo, che riguarda anche l’accompagnamento di anziani e inabili.
La circolare è stata firmata dal capo di gabinetto del ministro dell’Interno.
Finora l’argomento era rimasto sotto traccia rispetto ad altre questioni legate alle attività all’aperto. Come se le esigenze dei runner o degli animali domestici fossero in primo piano rispetto a quelle dei bambini. Ora, fra i chiarimenti del 31 marzo, viene affrontato esplicitamente anche questo tema.
Viene spiegato che il passeggiare con i propri figli si può considerare un’attività motoria all’aperto e per questo è consentito. Ma a quattro condizioni:
– che i figli siano minorenni:
– che sia presente un solo genitore;
– che si deve rimanere «in prossimità della propria abitazione»;
– che si rispetti il divieto generale di assembramento e si mantenga come sempre «la distanza di sicurezza minima di un metro da ogni altra persona».
Resta vietato andare in parchi, ville, aree gioco e giardini pubblici, perché non sono consentite attività sportive (come lo jogging, che non viene considerato come una semplice attività motoria), ricreative o ludiche.
Queste disposizioni valgono anche a chi si occupa di assistere anziani e inabili. Perché – spiega la circolare – si tratta di spostamenti riconducibili «a motivazioni di necessità o salute».
Tutto questo va poi incrociato con eventuali ordinanze locali in contraddizione.
Secondo le stime, salvati in 40mila
Il sito “Medical Facts” riporta che le misure messe in atto potrebbero aver già salvato 40.000 vite in Italia. Questi i risultati che emergono dalle stime contenute nel report, appena pubblicato, dell’Imperial College of London.
“I colleghi hanno, infatti, fatto una valutazione di quanti morti in più ci sarebbero state negli 11 Paesi europei analizzati, se queste misure non fossero state prese”, scrivono Roberto Burioni e Nicasio Mancini. “Il numero è impressionante: 60.000 morti evitate entro la fine di questo mese di marzo. Sessanta mila individui che sono ancora con noi grazie ad esse. Ed è una stima al ribasso, in quanto lo stesso modello lascia aperta la possibilità che le vite salvate in Europa siano addirittura il doppio: 120.000 persone ancora i vita. La cosa pazzesca è che gran parte di queste morti sono state evitate nel nostro Paese, dove l’epidemia ha colpito più duramente: quasi 40.000 di noi (più di 80.000 nelle stime più ottimistiche) che ancora godranno delle cose belle della vita quando questa tempesta sarà passata. Il tutto grazie alle misure di contenimento”. Per leggere l’intero articolo clicca qui.
Sempre secondo lo studio dell’Imperial College i contagiati sarebbero ben più numerosi rispetto ai numeri comunicati giornalmente dalle autorità, che si riferiscono ai tamponi effettuati. In Italia, sostiene il paper, potrebbe essere stato contagiato il 9,8% della popolazione, quindi intorno a 5,9 milioni di casi.
Conte: “Stiamo scrivendo una pagina Storia”
(AdnKronos) – “Io e Merkel abbiamo espresso due visioni diverse durante la nostra discussione” con gli altri leader europei sull’emergenza Covid19. A dirlo, in un’intervista che andrà in onda questa sera, alle 20.15, sul canale tedesco Ard è il premier Giuseppe Conte. “Ne approfitto e lo dico a tutti i cittadini tedeschi – prosegue il presidente del Consiglio sull’emittente tedesca – noi non stiamo scrivendo una pagina di un manuale di economia. Stiamo scrivendo una pagina di un libro di Storia”.
Le banche anticipano la Cassa Integrazione
(AdnKronos) – In attesa che siano le aziende a erogare l’integrazione salariale ordinaria e in deroga per l’emergenza Covid-19 prevista dal Governo con il Dl Cura Italia saranno le banche ad anticipare le somme ai lavoratori fino a 1400 euro parametrati di 9 settimane di sospensione a zero ore. L’accordo scadrà il 31 dicembre 2020, fermo restando il completamento delle anticipazioni già in atto.
L’anticipazione dell’indennità spettante avverrà tramite l’apertura di credito in un conto corrente apposito, se richiesto dalla Banca, per un importo forfettario complessivo pari a 1.400 euro, parametrati a 9 settimane di sospensione a zero ore, ridotto proporzionalmente in caso di durata inferiore, da riproporzionare in caso di rapporto a tempo parziale. L’anticipazione potrà essere reiterata in caso di proroga del periodo di applicazione degli ammortizzatori e l’apertura di credito cesserà con il versamento da parte dell’Inps del trattamento di integrazione salariale, che avrà effetto solutorio del debito maturato e, comunque, non potrà avere durata superiore a sette mesi.
A mezzogiorno il momento di raccoglimento
Un mezzogiorno di lutto e il tricolore che si abbassa. I Comuni italiani hanno scelto di ricordare il 31 marzo le vittime del coronavirus e di “onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari”, facendo scendere la bandiera a mezz’asta. Un gesto che trova sponda nella vicinanza della Santa Sede, pronta a fare altrettanto con il proprio drappo per esprimere “vicinanza alle vittime della pandemia in Italia e nel mondo, alle loro famiglie e a quanti generosamente lottano per porvi fine”, come annunciato stamattina dalla Sala Stampa vaticana.
L’iniziativa è stata lanciata per la giornata di oggi dall’Anci, l’Associazione che raccoglie i Comuni italiani, “per abbracciarci idealmente tutti”, un segno “per essere di sostegno l’uno all’altro, come sappiamo fare noi sindaci”, ha dichiarato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci. La “scintilla” era stata innescata dal presidente della Provincia di Bergamo, Gianfranco Gafforelli, per i sindaci del suo territorio, con Decaro che ha poi deciso di estenderla a tutto il Paese.
Notizie dai nostri territori: Tortonese
Così ha dichiarato il sindaco di Tortona, Federico Chiodi: “All’ospedale di Tortona sono ricoverati 102 pazienti, di cui 4 i residenti a Tortona. 9 di questi sono ancora in attesa dell’esito del tampone. Dall’inizio del mese di marzo ad oggi sono risultati positivi circa 219 persone residenti a Tortona.
Un importante aggiornamento anche sul Comitato Tortona per l’ospedale: “È stato finalizzato l’acquisto di una macchina per effettuare i tamponi nell’ospedale di Tortona. Si sono spesi 29mila euro per la macchina e 150mila euro per i reagenti che saranno necessari per farla funzionare nei primi tre mesi”.
Notizie dai nostri territori: Novese
Riportiamo il consueto aggiornamento diramato dal sindaco di Novi Ligure, Gian Paolo Cabella: “I casi positivi riscontrati nella nostra provincia sono saliti a 1347 mentre nella nostra città gli accertati sono rimasti 34.
I sottoposti a sorveglianza fiduciaria (quarantena) assommano a 91 unità; i decessi registrati allo Stato Civile sono purtroppo saliti a 47, dei quali 6 residenti a Novi.
Continua anche l’attività della Polizia Municipale: alla data del 30 marzo i controlli sono stati 367, 9 le persone denunciate.
Per quanto riguarda l’Ospedale San Giacomo abbiamo finalmente ricevuto i dati relativi ai ricoveri COVID-19: su 131 posti letto dedicati, di cui 10 di terapia intensiva e 121 di media intensità, ne risultano occupati 10 di terapia intensiva, 74 di media intensità e 10 in attesa di conferma test.
La pressione che grava sul nostro presidio è sempre forte, non possiamo che ringraziare ancora una volta tutti i protagonisti di questa battaglia, gli operatori sanitari e non, che lavorano sempre in condizioni di stress per i sacrifici a cui sono sottoposti e per le azioni che stanno mettendo in atto per fronteggiare la crisi”.
Notizie dai nostri territori: Oltrepò
Il sindaco Barbieri ha annunciato che sono arrivate in città 2800 mascherine.
“Consegnate oggi in Comune 2.800 mascherine donate dalla società CVG Gold (2000) e dalla Provincia di Pavia (800), che ringrazio con grande affetto, che sono già state distribuite dai nostri instancabili volontari della Protezione Civile alle strutture più esposte e alle associazioni di volontariato della nostra città. Sono volontari speciali che in questi giorni sono encomiabili.
Nei prossimi giorni arriveranno dalla Croce Rossa 50.000 mascherine per la nostra città. Stiamo predisponendo un metodo di distribuzione ai cittadini con tutte le difficoltà che un comune di 40 mila abitanti comporta. Di questa iniziativa vi darò i dettagli nei prossimi post.
Qui di seguito riporto l’elenco degli Enti ai quali sono state consegnate le mascherine e le quantità; oltre 200 pezzi sono rimasti a disposizione per emergenze.
Caritas Tortona 50; Gruppo San Lorenzo 50; Chiesa di S. Pietro Apostolo Don Orione 50; Opera Don Guanella 50; Fondazione Adolescere 50; Istituto Santa Caterina Suore Agostiniane 50; Istituto della Divina Provvidenza Suore Benedettine 50; Asp Pezzani 50; Anteas 25; RSA Villa Mater 50; Casa di Riposo Villa Gerlina 50; Don Gnocchi – Centro “S. Maria alle Fonti” 150; Avis Voghera 50; Casa Circondariale Voghera 350; Comune di Voghera – Polizia locale – Protezione Civile 700; Polizia di Stato 50; Vigili del Fuoco 50; Guardia di Finanza 50; Codams Due 50; IC Pertini 30; IC di via Dante 30; Asst Pavia sede di Voghera (ospedale) 700″.
È tornato a farsi sentire il sindaco di Godiasco Salice Terme, Fabio Riva, che era stato contagiato dal Coronavirus. Riva ha detto di stare meglio e di non avere sintomi particolari da qualche giorno, ma ha precisato che il suo isolamento domiciliare proseguirà altri 10/12 giorni, in attesa del nuovo tampone.
In questi giorni molti comuni hanno utilizzato i Social Network per informare i cittadini degli ultimi aggiornamenti sulle norme in vigore e sui servizi a disposizione. Ma c’è anche chi, in aggiunta alle moderne tecnologie, non rinuncia ai sistemi tradizionali. Come il Comune di Broni. Il sindaco Antonio Riviezzi, infatti, annuncia che “è in distribuzione una lettera, indirizzata a tutte le famiglie della città, per informare le persone che non hanno la possibilità di utilizzare i social network dei servizi intrapresi dall’Amministrazione Comunale per fronteggiare questa emergenza e per aiutare le persone più fragili della nostra comunità”.