«Cosa ho fatto io per quell’uomo?»

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Domenica 25 luglio, durante le sante Messe nelle varie parrocchie vogheresi, i parroci della Comunità pastorale hanno letto questo messaggio

Carissimi tutti, dopo i fatti di cronaca successi a Voghera martedì 20 luglio, permetteteci un invito accorato. Non intendiamo entrare nel merito giuridico della vicenda, facoltà che spetta unicamente alla magistratura. Oggi è domenica e come ogni domenica la comunità cristiana si raccoglie per celebrare Gesù morto e Risorto per noi, per tutti. È per questo che oggi la nostra preghiera si innalza a Dio perché ci doni la sua misericordia. Abbia misericordia di chi ha perso la vita nella tragedia di martedì sera; abbia misericordia di chi ora ha la vita segnata da quanto è accaduto. Abbia pietà, il Signore, per tutte le parole, le troppe parole di questi giorni. Parole: alcune garbate, altre meno, altre decisamente fuori luogo.

Invitiamo tutti a far nostro e a vivere quel versetto biblico tratto dal terzo capitolo del libro delle Lamentazioni che dice: «È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore».

Un silenzio che ha il gusto del rispetto per chi ha perso la vita o per chi l’ha segnata per sempre; un silenzio capace di zittire le troppe parole di odio o di giudizio o di pregiudizio che hanno riempito le nostre piazze, i nostri media, e in particolare i social! Ci si chiede perché molti si sentano in dovere di fomentare l’odio in continuazione. Alla comunità cristiana che è in Voghera chiediamo di costruire insieme frutti di quella speranza che è dono di Dio; speranza capace di trasformare tale tragedia in assunzione di responsabilità. Anche oggi come Chiesa di Voghera siamo chiamati a farci anima di un rinnovato patto sociale che stemperi il clima di rabbia e di insicurezza e si faccia voce del desiderio che tutti abbiamo di progettare percorsi di riconciliazione.

Alla società civile e politica di Voghera diciamo che questo tempo non è il tempo delle sfilate in piazza Meardi; è il tempo di accorgersi dei fratelli in difficoltà che percorrono le vie della nostra città affinché insieme si faccia qualcosa perché nessuno sia abbandonato nelle nostre piazze, soprattutto quando abbandonare significa esporre se stessi e gli altri al rischio di tragedie come quella che stiamo piangendo.

Nel capitolo 4 della Genesi il Signore formula a Caino, cha ha appena ucciso Abele, una domanda che ancora oggi e soprattutto oggi deve risuonare nelle nostre coscienze: «Dov’è tuo fratello?».

Caino prova a sfuggire alla durezza della domanda rispondendo con un altro interrogativo: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Da allora nessuno è più autorizzato a chiamarsi fuori dal rispondere a questa domanda perché l’unica risposta possibile è questa: «Sì, tu sei custode di tuo fratello».

Nel silenzio operoso, invitiamo ciascuno a rispondere a queste domande: chi è per me il povero? Cosa posso fare per i poveri della mia città? Cosa ho fatto io per impedire che quell’uomo fosse ucciso? Dov’è mio fratello? A questo esortiamo. Sperando che nessuno si tiri indietro o si senta autorizzato a dire che non gli interessa. Voghera è ferita. Solo l’Amore che diventa progetto politico e sociale di sguardo di cura gli uni per gli altri potrà aiutare la città a ripartire.

I parroci della Comunità pastorale di Voghera

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