Curarsi, ma a che prezzo?

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Di Cesare Raviolo

Sono sempre più numerosi gli Italiani che rinunciano a curarsi! È quanto emerge dal Rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes) curato dall’Istat. Nel 2019, prima del Covid, circa 1 milione e mezzo di persone, a causa delle liste di attesa, rinunciava alle cure. Nel 2023 il numero è salito a quasi 3 mln, cui va aggiunto chi rinuncia a curarsi per motivi economici, per un totale di 4,5 mln. In termini percentuali, ciò significa che, nel 2023, il 7,6% della popolazione ha rinunciato alle cure, in forte crescita rispetto al 2022 quando era il 7%. Nell’arco del quinquennio chi ha rinunciato a causa delle liste d’attesa è risultato in forte aumento (dal 2,8 al 4,5%), mentre chi lo ha fatto per motivi economici è passato dal 4,3 del 2019 al 4,2 nel 2023. Le ragioni del fenomeno sono numerose e vanno ricercate – secondo l’Istat – nelle conseguenze dirette e indirette del Covid, come il recupero di prestazioni differite causa pandemia, la difficoltà di riorganizzare efficacemente l’assistenza sanitaria, tenuto conto delle risorse finanziarie e professionali disponibili e soprattutto l’aumento dei prezzi (ticket), che ha reso più difficile l’accesso alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) alle fasce economicamente più deboli della popolazione. La quota di chi rinuncia a curarsi è in aumento fra gli anziani, cioè fra chi avrebbe più bisogno di accedere alle cure. Nel 2023, infatti, la quota registra un picco dell’11,1% tra i 55-59enni, a fronte dell’1,3% rilevato tra i bambini fino a 13 anni, e resta elevata (9%) tra gli anziani con più di 75 anni. In sintesi, un over 55 su 10 rinuncia a curarsi. La quota di rinuncia presenta ampie differenze tra i sessi e a livello territoriale: è del 6,25% tra gli uomini e del 9% tra le donne, dell’8,8% al Centro e del 7,7% nel Mezzogiorno e del 7,1% al Nord. Conferma la tendenza il Rapporto “Ospedali&Salute” 2023 di Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) e Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), secondo il quale il 42% dei pazienti con redditi fino a 15 mila euro, è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure nell’impossibilità di sostenere i costi della sanità a pagamento. Mentre il Governo pensa a interventi sul Ssn per arginare il grave fenomeno, a livello locale, i Centri di Ascolto Medico di Caritas-Agape (a Tortona, Novi e in Oltrepò) già da alcuni anni contribuiscono a presidiare quel diritto alla salute che l’art. 32 della Costituzione dichiara fondamentale, universale e… senza prezzo.

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