Dal palco del “Marenco” si guarda al futuro della cultura novese
Sabato 6 novembre, dopo 70 anni, ha riaperto le porte lo storico teatro cittadino. La serata inaugurale ha reso omaggio a tutte le arti. Anche Il Popolo tra gli invitati
NOVI LIGURE – Sabato 6 novembre il settimanale Il Popolo era tra quanti si sono “ripresi” il Teatro “Marenco”. Dopo oltre 70 anni di inattività e sei anni di lavori, il “Marenco”, uno dei tre teatri per acustica e architettura più belli del Piemonte, è tornato al suo antico splendore con una serata storica per tutti i novesi che hanno seguito con passione il progetto di restauro. I posti in platea e i palchi erano gremiti e, alle ore 20.30 precise, dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli, il conduttore della serata, Giulio Graglia, noto regista, autore di centinaia di programmi televisivi e radiofonici, in qualità di direttore artistico del Teatro, ha esordito spiegando ai presenti la sua scelta per la serata: «Per l’inaugurazione ho pensato a una condivisione di più arti, un “melting pot” di musica, opera, prosa, danza, televisione e cinema». Poi il saluto del sindaco Gian Paolo Cabella: «Il Teatro Marenco è tornato alla vita. Ripartiremo dalla cultura, ripartiremo da noi, con i piedi ben piantati nella nostra storia ma con lo sguardo sempre oltre il palco». In rapida successione sono intervenuti: Vittoria Poggio, assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, Andrea Sisti, assessore alla Cultura a Novi e Ada Geraldini Caraccia, presidente della Fondazione “Teatro Romualdo Marenco”. Tutti hanno rimarcato il grande “lavoro di squadra” svolto con tanta fatica, ma anche con talento, passione, generosità e affetto, al di là delle singole professionalità, per riuscire a creare questo luogo di aggregazione.
È stata un evento inaugurale studiato per rendere omaggio a Romualdo Marenco, primo violino e direttore dei balli del “Teatro alla Scala” di Milano. Le sue opere, conosciute in tutto il mondo, hanno accompagnato il Risorgimento italiano annoverandolo tra i compositori più importanti dell’epoca a livello nazionale e internazionale.
Dopo la parte introduttiva, Graglia ha presentato e intervistato i vari personaggi dello spettacolo che si sono esibiti, che hanno dialogato con lui con grande disponibilità.
A interpretare le musiche di Marenco e di Bottesini, virtuoso del contrabbasso e suo grande amico, sono stati gli strumentisti del Teatro alla Scala di Milano: Duccio Beluffi (primo violino), Roberto Nigro (secondo violino), Elena Faccani (viola), Beatrice Pomarico (violoncello) e Alessandro Serra (contrabbasso). Di Giovanni Bottesini è stata scelta dai maestri della Scala il “Gran Quintetto in Do minore op. 99” e di Romualdo Marenco l’“Auxilium ex alto”, un elegante valzer che ha riportato il pubblico virtualmente alla fine dell’Ottocento. Poi è salita sul palco la famosa Federica Panicucci, una delle conduttrici televisive e radiofoniche più amate in Italia. Lei ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita privata e artistica con naturalezza e simpatia. Si sono succeduti dopo di lei, per la danza, Loredana Furno, ballerina e coreografa, étoile del Balletto del Teatro di Torino, dopo essere stata al Teatro alla Scala di Milano come “seconda donna” (come ama definirsi) dopo Carla Fracci e Riccardo Forte per la prosa. Attore di teatro ma conosciuto dal grande pubblico per le sue interpretazioni cinematografiche e i ruoli in importanti fiction italiane, che si è esibito accompagnato dal maestro Diego Borotti saxofonista, compositore e arrangiatore esperto. Insieme hanno presentato uno spezzone dello spettacolo “Jazz, chihuahua ed altre storie”. Tra il pubblico c’era Claudio Lauretta che ha regalato ai presenti qualche momento di comicità con brevi imitazioni di personaggi famosi.
Una serata ben riuscita ed emozionante che il pubblico ha apprezzato come ha dimostrato il lungo e caloroso applauso finale.
Vittorio Daghino