Dal “Perosi Festival” a tutti gli altri eventi, non c’è tempo da perdere

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Il settore dà sostentamento a centinaia di famiglie

«Per ricostruire il nostro Paese dopo la drammatica epidemia sarà necessario recuperare ispirazioni e, quindi, tornare a sognare e a far sognare. E questo è il compito precipuo dell’arte, della creatività e degli artisti». Così ha dichiarato il Presidente della Repubblica a margine della cerimonia di premiazione del premio cinematografico “David di Donatello”. «Vorrei esprimere – scrive ancora Mattarella – sentimenti di vicinanza e di solidarietà per tutti i lavoratori dello spettacolo – cinema, teatro, musica, lirica, danza – e alle loro famiglie che, in questo periodo, stanno compiendo sacrifici e affrontando pesanti difficoltà. Sottolineando, al contempo, la richiesta alle istituzioni di operare per salvaguardare, concretamente, lavoro e patrimonio artistico».

Parole quanto mai attuali di questi tempi con teatri e cinema chiusi, produzioni interrotte, concerti rimandati o sospesi, editoria ferma con quasi ventimila titoli che non verranno pubblicati.

Soprattutto con il 90% dei lavoratori dello spettacolo (circa 300 mila persone) che non stanno lavorando: se va bene – si fa per dire – sono in cassa integrazione o lavorano in smart working e se va male, a motivo del loro essere precari e con contratti spesso legati alla durata dell’evento, non percepiscono nulla da oltre due mesi.

Di questo si parla poco, ma anche qui c’è in gioco la vita di migliaia di famiglie.

Teatri e cinema saranno gli ultimi a ripartire e ad oggi non c’è nulla di certo se non che quando ritorneranno attivi lo dovranno fare dimezzando gli accessi con evidenti difficoltà logistiche e inevitabili perdite economiche. In particolare per i più piccoli.

Quanto agli aiuti del Governo, si naviga a vista e nell’annunciato “Decreto rilancio” si ipotizza l’incremento da 80 a 230 milioni di euro del Fondo per le emergenze dedicato ai settori dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo.

Basterà per rimettere in moto la macchina?

Ben venga quindi l’appello del Capo dello Stato a ripartire dalla cultura. Ma concretamente con attenzione soprattutto a chi di cultura vive.

Tra gli appelli anche quello di don Paolo Padrini, segretario del Vescovo, direttore di Radio Pnr e dell’Ufficio di comunicazioni sociali della diocesi, nonché anima del “Perosi Festival”.

«Per far ripartire la cultura – afferma don Paolo – serve quanto meno una prospettiva, c’è troppo silenzio su questo tema. Onestà e serietà non devono esimere i nostri governanti dall’indicare modalità, dare tempi, perché non c’è cosa peggiore della percezione che nessuno sia al lavoro per una prospettiva. Mettetevi a ragionare e studiate soluzioni fattibili, pur nel rispetto delle norme sanitarie». C’è poi la questione economica: «La politica deve avere una visione della cultura come valore e non come costo.

I rubinetti della cultura devono essere tenuti aperti perché forniscono acqua che fa bene alle persone, ma anche all’economia stessa».

«Riguardo al “Perosi festival” – chiarisce don Padrini – stiamo riprogrammando, dove possibile, spostando eventi in autunno e individuando quelli fattibili, cercando di garantire un’offerta musicale da spalmare nell’autunno-inverno. Punto interrogativo sulle “Invasioni Musicali” di settembre. Ci vorranno attenzione e prudenza e ci atteremo scrupolosamente alle indicazioni delle autorità».

m.r.

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